(di Massimiliano D’Elia) Daniele Di Mario su Il Tempo ha fatto un vero e proprio “scoop” giornalistico. Ieri in tarda serata nessuna agenzia ne parlava e oggi l’articolo che ci spiega l’incontro tra il segretario del PD, Nicola #Zingaretti e un ex che non vuole mai perdere la scena nei momenti che contano della politica italiana, Massimo #D’Alema.
Nicola Zingaretti assediato da Matteo Renzi che questa sera farà una conferenza stampa in solitaria ha deciso, quindi, di chiedere consigli al padre nobile della sinistra italiana.
L’incontro a pranzo in Umbria nella tenuta dell’ex presidente del Consiglio. Argomenti trattati? Uno solo, per la precisione la nascita di un nuovo governo guidato da Roberto Fico e sostenuto da M5S, Pd, sinistre e autonomie. D’Alema spiega a Zingaretti le ragioni alla base della necessità di dar vita a un nuovo esecutivo senza andare a elezioni anticipate. Un governo che faccia la manovra, certo, ma che sia anche di legislatura, fermi l’avanzata di Matteo Salvini e prepari, per il futuro, una nuova architettura politica per il centrosinistra. Tutto ciò con i Cinque Stelle.
Un brivido sulla schiena di Matteo Salvini perchè questo non è un inciucio ma vera e propria cospirazione ai danni di un partito, di una persona, ma soprattutto degli italiani. Creare una entità governativa dal nulla per consentire alla sinistra di riorganizzarsi? Questo il senso della creatura suggerita da D’Alema. Orrore politico!
Le parole dell’ex premier sono state ascoltate molto attentamente da Zingaretti e non lontane dagli sviluppi dei pensieri e strategie all’interno del partito. Nella conferenza dei capigruppo del Senato l’asse M5S-Pd è già una realtà. L’Aula di Palazzo Madama, infatti, si riunirà oggi alle 18 per stabilire il calendario definitivo della seduta del 20 agosto sulle comunicazioni che renderà il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Una decisione assunta a maggioranza dai capigruppo, ma non all’unanimità e dunque non definitiva: di qui la necessità di convocare l’Aula a cui spetta l’ultima parola. Toccherà alle forze politiche che con i capigruppo hanno avanzato una proposta diversa. Lega, Fdl e FI hanno chiesto che l’Aula venisse convocata domani mercoledì 14 e non sulle comunicazioni di Conte bensì sulla mozione di sfiducia al premier: richiesta respinta. Se oggi, spiega Di Mario nessun gruppo propone un diverso ordine del giorno per la seduta dell’Aula di palazzo Madama e un diverso giorno rispetto al 20 agosto, il calendario stabilito ieri dalla conferenza dei capigruppo a maggioranza sarà definitivo. Se, invece, uno o più gruppi propongono modifiche, allora le richieste saranno messe in votazione e passeranno se otterranno la maggioranza dei voti.
Lega, Fdl e FI hanno però poche possibilità di cambiare il calendario e di ottenere che la mozione di sfiducia a Conte venga discussa e votata domani. I numeri, sulla carta, parlano chiaro. Le tre forze di centrodestra possono contare su 138 voti. M5S, Pd, Autonomie e Misto possono contare invece su almeno 170 voti se non 175, numeri che però potrebbero crescere ancora. I 5 Stelle hanno 107 senatori, 51 il Pd, 8 le Autonomie, più almeno 8 senatori su 15 del Misto. Oggi, quindi, l’Aula si appresta a confermare la convocazione del 20 agosto sulle comunicazioni del premier.
Salvini, al riguardo, è furioso: “Siamo pronti a tutto, anche a ritirare i ministri. Mi affido alla saggezza del presidente della Repubblica è evidente che non c’è un’altra maggioranza. Chi ha paura delle elezioni teme di non tornare in Parlamento, Renzi è l’immagine più evidente. L’unico patto è quello della poltrona tra Renzi e i 5 Stelle. Renzi, Boschi, Fico e Toninelli fanno la manovra? In un momento in cui ci vuole coraggio, ma dai…. A noi non interessa scaldare la poltrona ne tenere bloccato il parlamento: perché non si può lavorare a Ferragosto? L’Italia che produce chiede di fare in fretta“.
Salvini a questo punto potrebbe percorrere la strada delle dimissioni dei ministri. A quel punto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte potrebbe salire immediatamente al Quirinale e rassegnare le dimissioni, ovvero assumere l’interim di tutti i ministeri.
Andare a votare sarebbe l’unica strada realmente “democratica”.