(di Alberto Azario, Presidente Green Holding spa) A seguito dei tanti ed estesi roghi avvenuti in questi anni, e specialmente in queste settimane, su tutto il territorio italiano, lunedì 2 luglio “è passato finalmente il decreto legge Terra dei fuochi”. Ad annunciarlo il nuovo ministro dell’Ambiente Sergio Costa tramite una diretta Facebook. La novità principale di tale decreto è il passaggio dal ministero dell’Agricoltura a quello dell’Ambiente della competenza sulle bonifiche delle discariche abusive, sulla tutela idrogeologica e sull’economia circolare per, secondo le parole del ministro, “dare la possibilità di iniziare un percorso per tutto il territorio nazionale”.
Quella che è entrata nell’immaginario collettivo come Terra dei Fuochi, la “Terra Mala”, terra cattiva tra le province di Caserta e Napoli famosa per i milioni di tonnellate di rifiuti tossici smaltiti illegalmente e interrati nel suo territorio, è stata uno dei più grandi disastri ambientali della storia del nostro Paese. Campi nomadi autorizzati sui cumuli di immondizia, colonne di fumo nero, discariche illegali aperte come enormi voragini, bambini ammalati, uomini e donne costretti a convivere con il veleno ogni giorno; questa terra vittima del business miliardario che ha legato l’imprenditoria del Nord alla camorra e alla politica campana ha segnato per sempre la vita di tanti italiani che in quella terra ci sono nati e vogliono continuare a viverci ancora oggi. L’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità del gennaio 2016 ci dà comunque un’idea di quanto complicata sia la situazione: nella zona della Terra dei Fuochi l’incidenza dei tumori negli uomini è superiore dell’11% e nelle donne del 9% rispetto alla media nazionale. La “Terra Mala” è oggi così una terra tormentata da un inquinamento visibile e invisibile, che spesso è una condanna a morte, ma è anche il racconto di chi ha scelto caparbiamente di non abbandonare quel territorio. Le istituzioni e le leggi oggi hanno un dovere preciso, agire per permettere di bonificare quei territori e ridare la speranza a chi in quelle terre ha deciso di viverci comunque e nonostante tutto. E non è un caso che la presentazione del Decreto-legge sia avvenuta, oltre che sui social, nell’undicesima edizione del Festival dell’Impegno Civile a Casa don Diana (vittima di camorra nel 1994) nell’ambito del Don Diana day, luogo naturale per la presentazione di un provvedimento che nasce dalla denuncia e dalla resistenza del popolo campano che non ha mai smesso di denunciare i traffici dei rifiuti e di chiedere l’avvio delle bonifiche da molto tempo promesse, ma non ancora partite. Territori che per primi hanno intuito che il problema ambientale è di carattere nazionale e sicuramente non circoscritto a singole province o regioni. Bisogna infatti guardare alla Terra dei fuochi con particolare attenzione, anche e sopratutto perché tale fenomeno dalla Campania si sta esportando velocemente anche nel resto d’Italia specialmente al Nord come testimoniano i recenti dati della Commissione d’inchiesta sull’Eco-mafia.
Sono troppi sicuramente i quasi 300 incendi avvenuti in questi ultimi tre anni nei siti di stoccaggio dei rifiuti in tutta Italia. L’intenzione del Governo è ora quella di considerare anche questi luoghi come siti sensibili, cioè siti che possano entrare nel piano coordinato di controllo del territorio, gestito da ogni prefettura con l’ausilio di tutte le forze dell’ordine, per un sovrappiù di controllo preventivo, in maniera tale che si possa “avere un’ulteriore garanzia preventiva per il cittadino e per l’imprenditore che può subire un eventuale danno”. Oltre agli interventi sulla cosiddetta Terra dei fuochi, passano al ministero dell’Ambiente anche le competenze sul dissesto idrogeologico e i relativi fondi sulla tutela del territorio. Dal Governo sembra che tali soldi ci siano, sopratutto fondi UE utilizzabili a fronte della presentazione di progetti credibili: priorità alle discariche orfane, ovvero quelle in cui non è stato individuato colui che ha inquinato. Nelle pieghe del bilancio il ministero avrebbe già recuperato i primi 20 milioni di euro messi a disposizione per la Terra dei Fuochi in Campania, con l’obiettivo di iniziare con provvedimenti tecnici e studi per arrivare alla messa in sicurezza definitiva e permanente, in sintesi queste zone non potranno più inquinare, né rilasciare veleni. Il Ministro Costa non ha usato inoltre, durante la presentazione del Decreto, mezzi termini: “Chiedo che la legge sugli eco delitti del 2015 venga tagliandata. Chiedo il Daspo ambientale: chi ha inquinato se ne vada dalle nostre terre. Chiedo che anche alcuni reati ambientali (per esempio illecita gestione dei rifiuti e traffico non organizzato dei rifiuti), che oggi sono dei reati contravvenzionali, diventino delitti, con una misura afflittiva più consistente. E chiedo una terza cosa: che il sistema di confisca applicato ai mafiosi venga applicato anche agli eco-mafiosi, che per me non sono solamente coloro che sono associati a un clan, ma sono coloro che hanno inquinato le nostre terre”.
Vale la pena precisare che il decreto “si riferisce a tutte le terre dei fuochi che attraversano il Paese, non solo quelle della Campania, ma tutte quelle che possono emergere o che già ci sono”. Il decreto “Terre dei fuochi” estenderà così gli strumenti usati in Campania a tutte le aree caratterizzate da rifiuti interrati, inquinamento del sottosuolo e delle falde acquifere e roghi tossici. Inoltre per la prima volta si è parlato di economia circolare all’interno della nostra legislazione e anche questo sarà di competenza del ministero dell’Ambiente. Un nuovo sistema economico che consente di immaginare “un nuovo sistema di fare impresa ambientale, dando agli imprenditori la garanzia di poter procedere bene e al cittadino la garanzia che quello che è un prodotto sano, che gli imballaggi verranno visti con uno sguardo diverso, che il prodotto verrà reimpiegato, che le materie prime seconde potranno essere una risorsa” sarà quindi più possibile in futuro. Bisognerà però saper rimuovere adeguatamente gli ostacoli burocratici presenti ed agevolare la nascita di un nuovo paradigma economico.