“La Costituzione dispone che occorre assicurare l’equilibrio di bilancio e la sostenibilità del debito pubblico. Per tutelare i risparmi dei concittadini, le risorse per le famiglie e per le imprese, per difendere le pensioni, per rendere possibili interventi sociali concreti ed efficaci. La Costituzione indica i criteri per i comportamenti e le decisioni importanti, come quelle da assumere in questi giorni“.
“La manovra la facciamo da Roma e per gli italiani. Lo devono capire a Bruxelles, a Berlino e in qualche colle di Roma”.
“Questa manovra del popolo ha la finalità di creare le condizioni per poi poter ridurre questo debito”.
“II presidente stia tranquillo ma la Costituzione non impedisce di cambiare la Fomero, aiutare i giovani, ridurre le tasse. E se a Bruxelles mi dicono che non si può fare me ne frego e lo faccio lo stesso. Parole a cui si sono aggiunte quelle di Di Maio: «Mattarella non deve preoccuparsi». In realtà Salvini non risponde sul punto sollevato da Mattarella, quello del debito che deve essere sostenibile: questo è l’oggetto del richiamo presidenziale, non le misure economiche che sono distretta competenza della politica e su cui il capo dello Stato non ha nulla da eccepire. È perfino ovvio che si può riformare la Fornero ma il punto è con quali risorse presenti e future.
Il timore di esperti ed economisti, tuttavia, sta sulle conseguenze che la “manovra del popolo” potrebbe scaricare proprio sul popolo se l’indebitamento dovesse superare la soglia di guardia. E non è un caso che sempre nell’articolo 97 della carta costituzionale si richiami all’imparzialità delle amministrazioni che non possono diventare strumento di una parte politica ma devono tutelare un interesse generale.
Il Quirinale ha consultato i governatori della Bce Mario Draghi e della Banca d’Italia Ignazio Visco per prendere in esame le valutazioni di due super tecnici. Il timore maggiore è dato dai mercati che dopo il venerdì nero, lunedì potrebbero tornane a colpirci.
Il Quirinale sta quindi guardando con apprensione i prossimi passaggi, a come si va scrivendo la legge di bilancio che poi dovrà passare al suo vaglio e alla sua firma. E quindi tenta un dialogo a distanza “preventivo” con l’Europa dove già domani c’è l’appuntamento dell’Eurogruppo e dell’Ecofin.
Il capo dello Stato non chiede, e non potrebbe farlo in questa fase, correzioni alla nota di aggiornamento del Def e alla manovra economica che va ancora di fatto scritta. Ma la speranza coltivata sul Colle è proprio questa. Del resto Tria sfornerà le tabelle con la ripartizione delle spese solo tra martedì e mercoledì. E dunque c’è tempo, modo e possibilità, per ridurre l’impatto della decisione assunta dal governo giovedì. Soprattutto se lo spread, domani e nei giorni successivi dovesse continuare la sua impennata.
Il capo dello Stato cerca di far comprendere a Salvini e Di Maio che le misure annunciate, rischiano di essere bruciate in poche settimane dalla maggiore spesa in interessi che dovrà affrontare il bilancio pubblico, innescata dalla crescita esponenziale del differenziale dello spread.
Mattarella vorrebbe una correzione per il 2020 e il 2021. Di Maio e Salvini hanno scritto che il rapporto deficit-Pil resterà al 2,4% per ben tre anni. Ebbene, il capo dello Stato, ma anche Visco, sperano che almeno questa forzatura possa essere corretta, riportando per i due anni successivi la curva del debito e del saldo. In questa lunga trattativa, sottobanco, si profila anche un clamoroso NO al Def da parte del Quirinale, mandandolo indietro al mittente per le opportune correzioni.