Deportazioni “USA e getta”

La Casa Bianca ha intensificato le operazioni di espulsione dei migranti irregolari dagli Stati Uniti, un’iniziativa fortemente voluta dal presidente Trump per rafforzare il controllo delle frontiere e mandare un messaggio forte a chi tenta di entrare illegalmente nel Paese. E’ strano come i migranti irregolari per anni erano comunque considerati una fonte per la manovalanza a basso costo in grado di sostenere, in piccola parte, l’economia americana ed oggi, invece, vengono rispediti nei loro paesi di origine per una mera promessa politica. Anche le modalità di espulsione hanno provocato feroci critiche dopo che la portavoce Karoline Leavitt ha pubblicato un messaggio su X che mostra immagini di migranti in fila, ammanettati e con catene ai polsi e alle caviglie, mentre vengono condotti su aerei militari C-17 diretti in Guatemala.

Secondo i media statunitensi, due voli sono partiti giovedì scorso dal Texas e dall’Arizona, trasportando un totale di 79 migranti, tra uomini e donne, recentemente arrestati per aver attraversato illegalmente il confine. L’Aeronautica militare ha schierato due C-17 e due C-130 a El Paso e San Diego per facilitare i rimpatri di circa 5.400 persone in detenzione, in aggiunta ai voli gestiti dal Dipartimento della Sicurezza Interna. Il presidente Trump ha descritto l’operazione come un successo, sottolineando che gli sforzi si concentrano sull’espulsione dei “peggiori criminali”. Tuttavia, i numeri forniti dall’amministrazione non sembrano impressionare il Washington Post, che evidenzia come il totale degli arresti sia inferiore a operazioni simili svolte nel 2017, quando Trump aveva appena assunto la presidenza.

Tom Cartwright, del gruppo di assistenza ai migranti Witness at the Border, ha criticato l’uso di aerei cargo militari, definendolo un’operazione “teatrale” e sottolineando che i voli regolari dell’Immigration Enforcement Agency (Ice) risultano meno costosi e più efficienti. Durante il 2024, Ice ha condotto 508 voli di rimpatrio in Guatemala con aerei capaci di trasportare 125 passeggeri, un numero significativamente superiore rispetto a quello consentito dai voli militari utilizzati in questa operazione. Anche Michelle Mittelstadt, esperta del Migration Policy Institute, ha confermato che, sebbene l’uso delle manette sia comune nei rimpatri, le catene rappresentano una misura rara e probabilmente adottata per sottolineare un messaggio di rigore e deterrenza.

I dati mostrano una realtà complessa: 655 mila immigrati senza documenti hanno precedenti penali, sebbene molti di questi riguardino reati minori. Inoltre, 39 mila persone sono attualmente detenute al confine e circa 1,4 milioni hanno ricevuto ordini di espulsione dai giudici. Tuttavia, migliaia di migranti vivono e lavorano negli Stati Uniti da anni, spesso senza coinvolgimento in attività criminali. Un sondaggio condotto da Ap-Norc, scrive Corsera, rivela che l’opinione pubblica statunitense è favorevole all’espulsione di chi ha commesso crimini violenti, ma mostra resistenza verso misure più estreme, come gli arresti in scuole e chiese o l’abolizione dello ius soli. Un sondaggio Economist/YouGov indica un Paese diviso: il 41% è favorevole all’abolizione dello ius soli, mentre il 45% si oppone.

Subscribe to our newsletter!

Deportazioni “USA e getta”

| EVIDENZA 3, MONDO |