La rivista dell’Isis al Naba torna a minacciare l’Italia e il ministro degli Esteri, pubblicando una foto di Luigi Di Maio in occasione del vertice della coalizione anti-Daesh del giugno scorso a Roma insieme al Segretario di Stato Usa Antony Blinken. Nell’articolo dal titolo ‘Perché il Califfato li spaventa!‘ anche un accenno alla ‘conquista di Roma‘.
In ambienti della sicurezza la diffusione della foto viene considerata un chiaro segnale ”minatorio” nei confronti di Di Maio. La circostanza viene definita ”molto preoccupante”.
Il ministro Di Maio ha subito controbattuto sui social: “L’Italia non fa passi indietro sulla lotta all’Isis e al terrorismo. Stiamo dando il massimo su questo fronte. Oggi sono contento di annunciare che a dicembre insieme a Tony Blinken apriremo la riunione della Coalizione che avvierà la piattaforma per la lotta al terrorismo in Africa. Un progetto che mira ad estirpare il terrorismo islamico in varie aree del continente”.
Sull’argomento è intervenuto, sul suo profilo Linkedin, l’analista di terrorismo internazione, dott. Franco Iacch.
Iacch ha voluto precisare che il 90% circa delle produzioni rilasciate dalle organizzazioni terroristiche e dai rispettivi sostenitori non raggiunge mai i media e l’opinione pubblica. Questo è un bene. Senza una formazione specifica si potrebbero effettuare analisi errate a vantaggio esclusivo del terrorismo psicologico.
Infatti, sostiene lo studioso, chi come me studia le organizzazioni terroristiche ha avuto contezza della pagina di al-Naba già giovedì sera alle 23.20. Dopo aver analizzato il testo, abbiamo deciso (con altri colleghi del settore) di non scrivere pubblicamente nulla al riguardo. C’era sempre la possibilità, come spesso avvenuto per altre minacce o riferimenti all’Italia, che tutto passasse in sordina.
Diversi account internazionali, gli stessi solitamente consultati per acquisire le informazioni sulle organizzazioni terroristiche, hanno invece riportato la notizia l’altro ieri sera: la foto, quindi, sarebbe poi divenuta virale.
L’analisi di Iacch
La “foto segnaletica” del Ministro Di Maio, raccontata dai media, è la semplice copertina dell’editoriale di al-Naba. “Non è una foto segnaletica”. E’ una foto ufficiale scattata il 28 giugno scorso, a Roma, durante il meeting della Coalizione globale contro lo Stato islamico. La fotografia non è stata ritoccata come erroneamente riportato da alcuni media e il Segretario di Stato Blinken non è stato aggiunto in fase di editing, ma si trovava proprio in quella posizione nel momento in cui è stata scattata la foto.
Per quanto riguarda il testo, letto e tradotto dall’analista, vi è un clamoroso fraintendimento: “L’editoriale arabo che io ho letto e tradotto “e non esiste altro testo al riguardo, comprese le altre “versioni” non riporta il nome del Ministro Luigi Di Maio.
Il nome non è mai stato riportato (nemmeno lo scorso luglio), precisa Iacch.
L’editoriale è un classico testo pseudoreligioso e per capirlo è necessario aver visto e letto “I 10 comandamenti” per comprendere l’intera prima parte. Mi riesce davvero difficile individuare nell’editoriale originale le frasi riportate da alcuni media.
Sulla citazione a Roma, la parola, utilizzata una sola volta, è incastonata in un testo di narrativa apocalittica. Al-Naba loda lo Stato islamico ed infatti il titolo stesso dell’editoriale è “Perché il califfato li spaventa?”.
Pertanto ogni figura istituzionale è un potenziale bersaglio senza scadenza, ma lo Stato islamico utilizza la foto di Di Maio perchè riconducibile all’editoriale del 294° numero di al-Naba. La narrativa Isis, utilizzando la foto di Di Maio e Blinken, spiega che i crociati hanno paura. Non sono bersagli. O meglio, non più di quanto non lo fossero già in virtù del ruolo ricoperto, conclude Iacch nella sua analisi.