Dato il dibattito acceso sulla legge elettorale, sembra sempre più prossima una crisi di governo: il dibattito sull’emendamento riguardante i voucher, all’interno del ddl ‘manovrina’, lascia intravedere ‘incidenti’ al Senato.
Il Pd a Palazzo Madama ha numeri risicati e alcune componenti del partito, come gli orlandiani, non si sono detti sicuri del provvedimento. Mdp, che fa parte della maggioranza, ha già comunicato invece che non voterà il provvedimento sui voucher. Stando così le cose è probabile che, in Aula, il governo possa ‘inciampare’ in un mancato voto di fiducia. Infatti il toto-urne già impazza nei corridoi di Montecitorio. Gli ‘scommettitori’ si dividono su due date: quella del 24 settembre e quella del 22 ottobre.
Non bisogna dimenticare comunque il problema della legge di bilancio. Sciogliere le camere anticipatamente, in effetti, comporterebbe il rischio di vedere il governo in carica presentare un testo che, poi, potrebbe essere messo in discussione dall’esecutivo entrante. Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera, si sente di escludere il ricorso all’esercizio provvisorio: “ci sono tutte le condizioni per dare le necessarie risposte alle scadenze che abbiamo con l’Europa. Il governo uscente presenta la legge di bilancio con dentro i grandi principi e le misure per evitare che scattino le clausole di salvaguardia con l’aumento dell’Iva, poi il nuovo governo farà nello specifico le determinazioni del caso”. Insomma, per Rosato, il senso di responsabilità del prossimo parlamento dopo le elezioni, farà sì che l’esercizio provvisorio non scatti e si approvi la legge di bilancio.
Il Presidente della Repubblica intanto assiste al dibattito tra i partiti ma, ovviamente, senza intervenire nè sul merito nè sui tempi. Certo è che se i principali partiti fossero concordi nel ricorso alle urne prima della scadenza naturale, non sarebbe di sicuro Mattarella a opporsi favorendo un governo di transizione. Certo, la preoccupazione per il rispetto dei tempi e dei contenuti della prossima legge di bilancio non manca al Quirinale, ma la tentazione di ‘fasciarsi la testa prima che sia rotta’ non fa parte del modo di vedere le cose proprio dell’attuale inquilino del palazzo presidenziale. Questo anche perchè il perimetro dell’intervento sui conti pubblici è stato già indicato dall’attuale governo nella sua trattativa con Bruxelles, e quello sarà, comunque vada, un paletto oltre il quale sarà difficile andare.