(di Nicola Simonetti) Per dipendenza – che può essere fisica o psicologica – si intende l’alterazione di un comportamento che si trasforma, progressivamente, in abitudine patologica, che il soggetto non riesce più a controllare e ne diventa succube.
Tra le più diffuse dipendenze, quelle da alcol (1 milione e 8 milioni di persone a rischio in Italia), fumo (oltre 6 milioni), droga (5 milioni), gioco d’azzardo (30 milioni), cibo (anoressia, bulimia, ecc), internet (addiction disorder), telefonino e simili, pornografia (1 milione e mezzo).
Un problema montante che interessa la popolazione ad ogni età, specialmente giovane e, persino, i bambini.
Si moltiplicano gli studi, le osservazioni e le iniziative di prevenzione e di terapia.
Tra le altre, è recente la proposta di utilizzare onde magnetiche per liberare dalla dipendenza. Presso il servizio di tossicologia medica dell’università-ospedale Careggi di Firenze (in collaborazione con l’istituto di neurofisiologia e psichiatria) è stato avviato il reclutamento di pazienti (tra i 18 ed i 65 anni) cocainodipendenti che – quali volontari e con le garanzie di etica e di legge – vorranno sottoposti a questa ricerca che utilizza, appunto, questa tecnica non invasiva. Il protocollo sperimentale è stato pubblicato su “Neuro-physiologie Clinique”. Responsabile della ricerca è il prof. Guido Mannaioni, direttore del servizio che dice “Si tratta di stimolare il cervello a mezzo di campo magnetico per ridurre il bisogno continuo della sostanza… Con il trattamento si riesce a spezzare il circolo vizioso associato agli effetti della cocaina”.
Articolato il progetto di un’équipe di ricercatori dell’università di Ginevra, che è stato pubblicato sulla rivista scientifica “Nature” (Vincent Pascoli e collaboratori)
Ricerche su animali da laboratorio hanno permesso di dimostrare la presenza, nel cervello, di vie neuronali specifiche che inducono, nel soggetto, il bisogno compulsivo di sostanze o comportamenti determinati ed al loro consumo in maniera che egli stesso non riesce più a controllare.
La ricerca ha anche permesso di conoscere la ragione per cui alcuni soggetti ne sono colpiti più facilmente ed altri meno in rapporto ad individuale differente funzionamento di alcune strutture del cervello.
Possibile anche prevedere quali animali della sperimentazione si instraderanno verso la compulsività e quelli che ne usciranno. Individuato il “circuito cerebrale della dipendenza consolidata” sul quale poter, poi, agire in funzione terapeutica/preventiva, cosa verificata possibile nella sperimentazione.