Anche se Pd, Iv e Forza Italia fanno finta di niente e fanno quadrato attorno al premier Draghi per una nuova fase del governo di unità nazionale, gli strascichi delle divisioni interne ai partiti iniziano a far scricchiolare tutto il castello. Il centrodestra non c’è più e a dirlo è Giorgia Meloni che da una posizione privilegiata, quella dell’opposizione, continua a lanciare bordare nei confronti dei suoi “alleati” di coalizione: ”il centrodestra esce a pezzi, va ricostruito…”.
La Lega convoca un consiglio federale di profonda riflessione, mentre tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio ormai è finita la luna di miele, semmai fosse mai iniziata.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la candidatura, finita male, della Casellati al Colle, tradita da 70 franchi tiratori.
Antonio Tajani, nel frattempo, rilancia il ‘fronte popolare’ Fi-Udc-‘totiani’ – senza Luigi Brugnaro di ‘Coraggio Italia’ – che aveva provato a portare al Quirinale Pier Ferdinando Casini con un patto Ursula.
Le prime avvisaglie delle profonde divergenze, apprende l’Adnkronos, si erano già avute all’ultimo vertice dei leader, quello alla vigilia del settimo scrutinio, tenutosi negli uffici del gruppo della Lega a Montecitorio, dove, quasi per consunzione, si era arrivati al nome della presidente del Senato, pur di scongiurare un nuovo balletto di ‘bianche’ o l’astensione.
Raccontano, infatti, che durante l’incontro ci sarebbe stato un duro botta e risposta tra la Meloni e Tajani. Oggetto del contendere tra la leader di Fdi e il numero due azzurro, riferiscono vari presenti, il rientro in campo’ di Silvio Berlusconi. Ad accendere le polveri l’idea, lanciata da Fi per superare l’impasse, di mettere sul tavolo il nome del Cav. Il partito e tutti i nostri parlamentari ci hanno chiesto di presentarci in Aula con il nome di Berlusconi, avrebbe detto Tajani, d’intesa con Licia Ronzulli, proponendo la candidatura dell’ex premier.
A quel punto sarebbe intervenuta Meloni, che avrebbe manifestato la sua contrarietà, ricordando che dopo il ‘passo indietro’ del leader azzurro non c’erano più le condizioni politiche per una sua ricandidatura. Fdi, riferiscono, avrebbe spiegato che se Berlusconi si era ritirato oltre una settimana prima pur avendo i voti, non era il caso di esporlo ora alla prova dei numeri in Aula e sarebbe stata anche una mancanza di rispetto nei confronti del leader di Fi.
Non accettiamo lezioni e consigli da nessuno, avrebbe ribattuto Tajani. Secondo alcuni partecipanti, anche Salvini avrebbe convenuto sull’opportunità politica di non ‘ripescare’ Berlusconi. Da qui la decisione di convergere sulla Casellati, candidato donna e seconda carica dello Stato.
A sinistra non stanno meglio, sono divisi in diverse anime con con tre segretari di partito, Letta, Zingaretti e Renzi.