(di Massimiliano D’Elia) Il governo italiano, per quanto riguarda il “dossier Libia”, raccoglie i frutti degli accordi di Washington dello scorso 30 luglio tra il premier Giuseppe Conte e il presidente americano Donald Trump. Nella conferenza stampa organizzata alla fine dell’incontro il presidente americano Donald Trump aveva parlato di “dialogo strategico” con l’Italia, improntato su cooperazioni che variano dall’energia all’immigrazione, passando alla questione commerciale. Trump aveva elogiato gli sforzi del governo italiano in materia di immigrazione. Un paese forte, affermava Trump, con confini molto forti. “Molti altri paesi in Europa dovrebbero unirsi all’Italia”. Poi Trump diceva che l’ America e Italia intendono avviare una cabina di regia per stabilizzare la situazione in Libia e nell’Africa del Nord. Il presidente Usa fece un accenno anche al deficit commerciale tra Usa e Italia che si attestava a 31 miliardi di dollari circa. Trump pubblicamente chiedeva a Conte di incentivare le importazioni di prodotti americani in Italia. Non è mancato il ringraziamento da parte di Trump per l’acquisto degli F35 (prodotti da un consorzio di aziende americane, britanniche e italiane), il cui costo varia dai 94 milioni di dollari ai 122 milioni di dollari per esemplare. Altro capitolo di spessore è stato quello dedicato alla Tap (Trans-Adriatic Pipeline), il gasdotto che parte dal Mar Caspio (Azerbaigian) per giungere l’Italia passando da Grecia e Albania. Da qui è partita la svolta del dossier libico, da qui la decisione di dare valore politco al vertice di Palermo, che di fatto ha annullato le velleità francesi di favorire elezioni politiche il 10 dicembre.
Gli sviluppi sul “dossier Libia”
Il generale Kalifa Haftar è stato a Roma in questi giorni per una serie di incontri istituzionali al fine di recepire, sul serio, la “road map” Onu per la futura stabilizzazione della Libia, .
Elemento che ha fatto acquistare maggiore peso all’uomo forte della Cirenaica sono stati i continui successi sul campo del suo esercito. Ultime conquiste le città di Sabrata e Zawiya, importanti porti di partenza per i barconi dei migranti.
In questa settimana, quindi, è stata attivata una mossa a tenaglia frutto di abili manovre diplomatiche internazionali. Al Serraj, presidente dell’Alto Consiglio insediato a Tripoli ha incontrato a Bruxelles lady Pesc Federica Mogherini, il segretario di Stato Usa Mike Pompeo e il capo della NATO Jean Stoltemberg. Il generale Haftar, invece, ha incontrato a Roma l’ambasciatore Usa in Tunisia Daniel Rubinstein e pochi giorni fa a Bengasi l’ambasciatore dell’Ue Alan Bugeja. A seguire ha incontrato il premier italiano, Giuseppe Conte per discutere di migranti e petrolio.
In definitiva i due maggiori esponenti del panorama libico, Al Serraj e Haftar, in maniera trasversale, stanno decidendo le sorti della Libia con la longa manus degli USA, UE, Onu e Italia. Defilata la posizione della Francia che sul dossier libico, dopo diversi tentativi di evitare soluzioni condivise, si è dovuta arrendere poichè alle prese con problemi interni a più alto impatto sociale.
Ritornando all’incontro tra Haftar e Conte, il generale ha chiesto al governo italiano di attuare il memorandum d’intesa firmato nel 2007 dalla Commissione europea e dalla Libia di Gheddafi, che prevedeva anche un sistema di sorveglianza integrato lungo le frontiere terrestri libiche. Il Parlamento di Tobruk tramite Haftar ha chiesto, invece, la riattivazione del protocollo di collaborazione sottoscritto il 29 dicembre 2007 a Tripoli, per fronteggiare l’immigrazione clandestina. Il Generale Haftar cerca la sponda di Roma per diventare il prossimo capo delle forze armate libiche, avendo ricevuto il sostegno anche di Russia ed Egitto. Altra questione messa sul tavolo è la richiesta di far togliere l’embargo Onu sulle armi; ciò per equipaggiare meglio il nascente esercito unificato ed annullare l’esistenza di decine di milizie irregolari.
Per quanto riguarda il petrolio l’esercito comandato dal generale Haftar è a un passo da prendere anche la città di Mellita, al confine dell’Algeria, proprio dove ha sede un importante hub di Eni.
Haftar, infine, ha chiesto a Giuseppe Conte il rientro immediato dell’Ambasciatore Giuseppe Perrone a Tripoli, allontanatosi in fretta e furia dopo alcune dichiarazioni non gradite allo stesso Haftar.
Molto probabilmente Haftar e Al Serraj potrebbero incontrarsi proprio a Roma prossimamente per stabilire, insieme, ruoli e data per le prossime elezioni di primavera in Libia.