Prima di volare negli Stati Uniti il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi è stato al Parlamento europeo.
La guerra in Ucraina provoca crisi su più fronti ed è perciò causa di una necessaria rivisitazione del ruolo dell’Unione europea. Draghi non ha dubbi su ciò che non funziona nella Ue e chiede una rivisitazione dei Trattati: “le Istituzioni sono inadeguate per le sfide che stiamo vivendo, i Trattati fondativi vanno sottoposti a una revisione da affrontare con coraggio e fiducia, le crisi in atto, quella dell’energia e delle materie prime, richiedono uno sforzo finanziario europeo come quello di Next Generation Eu: nessun bilancio nazionale, soprattutto quelli dei Paesi più fragili, può farcela da solo, nessuno può essere lasciato indietro“.
“Le istituzioni che i nostri predecessori hanno costruito hanno servito bene i cittadini europei, ma sono inadeguate per la realtà attuale. La pandemia e la guerra hanno chiamato le istituzioni europee a responsabilità mai assunte fino ad ora. Dobbiamo muoverci con la massima celerità e assicurarci che la gestione delle crisi che viviamo permetta una transizione verso un modello economico più giusto. Abbiamo bisogno di un federalismo pragmatico, che abbracci tutti gli ambiti colpiti dalle trasformazioni in corso, dall’economia, all’energia, alla sicurezza”.
L’obiettivo finale, secondo Draghi, è quello di creare un soggetto politico di tipo federale con un debito comune. In riferimento alla guerra in corso ha detto: “In una guerra di aggressione non può esistere un’equivalenza fra chi invade e chi resiste, proteggere gli ucraini significa proteggere noi stessi e il progetto di sicurezza e democrazia costruito negli ultimi 70 anni”.
Su una nuova politica di Difesa e Sicurezza comune il premier italiano ha proposto di convocare una Conferenza della Ue sulla spesa militare e il progetto di un esercito comune: “Noi spendiamo tre volte più della Russia, ma abbiamo 146 sistemi di difesa diversi, gli Stati Uniti ne hanno 34, è una distribuzione altamente inefficiente, una Conferenza avrebbe il compito in primo luogo di razionalizzare e ottimizzare gli investimenti”.
La difesa comune deve essere complementare ad una politica estera unitaria e a sistemi decisionali mirati: “Dobbiamo superare il principio dell’unanimità, da cui origina una logica intergovernativa fatta di veti incrociati, e muoverci verso decisioni prese a maggioranza qualificata. Un’Europa rapace di decidere in modo tempestivo è un’Europa più credibile di fronte ai suoi cittadini e di fronte al mondo“. “Un’Europa forte è anche una Nato forte“.
Roberta Metsola, presidente del Parlamento, commenta così il pensiero di Draghi: “Dopo l’invasione illegale e ingiustificata dell’Ucraina, l’Europa si trova ad affrontare un altro whatever it takes. Abbiamo assistito a un coordinamento, una solidarietà e un’unità europei senza precedenti contro questa guerra”.
Sulla guerra Draghi ha detto che la nostra priorità è raggiungere quanto prima un cessate il fuoco. Una tregua darebbe anche nuovo slancio ai negoziati. L’Europa può e deve avere un ruolo centrale nel favorire il dialogo. L’Italia, come Paese fondatore dell’Ue, come Paese che crede profondamente nella pace, è pronta a impegnarsi in prima linea per raggiungere una soluzione diplomatica.
Sul dossier energetico Draghi ha parlato di un profondo riorientamento geopolitico destinato a spostare sempre più il suo asse verso il Mediterraneo, in un contesto in cui abbiamo appoggiato le sanzioni che l’Unione ha deciso, anche quelle nel settore energetico. Continueremo a farlo con la stessa convinzione. Continueremo, precisa Draghi, ad insistere su un tetto comune europeo al prezzo del gas.