Di recente il governo Draghi ha dovuto applicare i poteri speciali del golden power per bloccare la vendita all’estero dei gioielli imprenditoriali nostrani.
Il D.L. n.21/2012 segna il passaggio da un regime di golden share a un sistema di golden power. Esso consente l’esercizio dei poteri speciali con riguardo a tutte le società che svolgono attività di rilevanza strategica e non più soltanto nei confronti delle società privatizzate.
Il governo italiano ha deciso, quindi, la linea dura nei confronti di Pechino. L’inizio dell’assalto cinese è avvenuto con la Alpi Aviation, la società friulana che produceva droni militari. Proseguita in questo anno e confermata ieri con lo stop al trasferimento di tecnologia fuori dal nostro Paese di Robox, società che si occupa di progettazione e produzione di apparecchiature elettroniche, linguaggi di programmazione, ambienti di sviluppo della robotica.
L’azienda era già partecipata al 40 per cento da Efort Intelligent Equipment, un gruppo cinese molto vicino al governo di Pechino.
Efort è salita ora al 49 per cento nel pacchetto societario e contemporaneamente aveva previsto un investimento di circa un milione di euro per accedere ai codici sorgente e ad alcuni file di Robox.
Per evitare che Pechino mettesse le mani sulla tecnologia di pregio italiana il governo Draghi ha, per tempo, utilizzato i poteri speciali previsti dal golden power.
Nel 2021 le richieste di cambio di proprietà delle nostre aziende, scrive Repubblica, sono state poco meno di 500 contro le 342 del 2020 e le appena 83 del 2019. L’applicazione del golden power è avvenuto nei confronti di acquirenti cinesi con Alpi Aviation che così, come relazionato dalla Guardia di Finanza, avevano pensato di utilizzare una società di comodo per permettere alle società statali cinesi di scalare alcune nostre aziende strategiche.
Il governo è poi intervenuto nel bloccare i passaggi di pacchetti azionari della Applied Materials Italia, società che 14 anni fa rilevò la Baccini Spa, di San Biagio di Callalta (Treviso), specializzata in fotovoltaico e che stava per essere acquistata dalla cinese Zhejiang Jingsheng Mechanic. E’ stato bloccato anche il passaggio della Lpe, storica fabbrica milanese che produce chip, alla Shenzhen Investment holding.
Mentre più recente è lo stop – confermato dal Tar – alla vendita della maggioranza delle azioni di Verisem, la piccola multinazionale italiana delle sementi e degli ortaggi, a Syngenta, colosso svizzero comprato nel 2020 dai cinesi.
Golden Power
Con lo scopo di salvaguardare gli assetti proprietari delle società operanti in settori reputati strategici e di interesse nazionale, il legislatore ha organicamente riscritto, con il decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, la materia dei poteri speciali esercitabili dal Governo, anche al fine di aderire alle indicazioni e alle censure sollevate in sede europea.
Per mezzo del decreto-legge n. 21 del 2012 sono stati ridefiniti, anche mediante il rinvio ad atti di normazione secondaria (DPCM), l’ambito oggettivo e soggettivo, la tipologia, le condizioni e le procedure di esercizio da parte dello Stato (in particolare, del Governo) dei suddetti poteri speciali. Si tratta, in particolare, di poteri esercitabili nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché di taluni ambiti di attività definiti di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni.
Per poteri speciali (golden power) si intendono, tra gli altri, la facoltà di dettare specifiche condizioni all’acquisito di partecipazioni, di porre il veto all’adozione di determinate delibere societarie e di opporsi all’acquisto di partecipazioni. L’obiettivo del provvedimento è di rendere compatibile con il diritto europeo la disciplina nazionale dei poteri speciali del Governo, che si ricollega agli istituti della “golden share” e “action spécifique” – previsti rispettivamente nell’ordinamento inglese e francese – e che in passato era già stata oggetto di censure sollevate dalla Commissione europea e di una pronuncia di condanna da parte della Corte di giustizia UE.