(di Franco Iacch) Siria, ecco i droni che hanno attaccato i russi. Le foto ufficiali mostrano uno dei 13 droni ad ala fissa decollati dalla regione sud-occidentale di Idlib che il 6 gennaio scorso ha attaccato due basi militari russe in Siria. Nessuno ha rivendicato l’attacco, strano. Sull’evoluzione tattica dei droni nei contesti asimmetrici ho dedicato gli ultimi 5 anni della mia carriera. L’opinione pubblica crede ancora che questi giocattoli siano innocui. A dirla tutta molti accostano la parola esagerazione quando si parla di UAV: sono solo ignoranti, non perdete tempo con loro. Mosca, al di là dei complotti, lancia da giorni l’allarme per un possibile impiego in contesto urbano. Cosa abbiamo davanti: si tratta, come scrive Mosca, di meraviglia tecnologica? Design unico, apparentemente improvvisato. Fusoliera squadrata coperta da un involucro di plastica verde e nastro adesivo. Non sembra provenire da modelli o kit commerciali noti. Il drone sembrerebbe essere stato assemblato usando prevalentemente parti in legno e del nastro adesivo. Servo e motore (per falciatrice?) a combustibile liquido forse acquistati online. Tutti i droni erano dotati di GPS, trasduttori di pressione e servo-attuatori ed armati con proiettili che ricordano le “bombe da mortaio”. Rilevo un ultimo punto. Capisco che le fotografie possano trarre in inganno, come quel carrello in legno ovviamente aggiunto successivamente per l’esposizione. Sembrano giocattoli, straordinariamente rozzi. Tuttavia questi giocattoli hanno volato per 50 km con dell’esplosivo sotto le ali seguendo una rotta prestabilita usando le coordinate GPS disponibili su Internet. Mosca parla di un ipotetico raggio di 100 km. Ovviamente molti sono i punti oscuri, forse troppi (non è proprio una tattica da sciame, volavano nel raggio delle difese aeree, hackeraggio immediato, coordinate disponibili ma non proprio esatte per una base militare), ma se il conflitto siriano è una vetrina delle tecnologie esistenti ed emergenti, la minaccia di uno sciame UAV è estremamente seria. Ricordo che l’isis ha immesso sulla rete numerosi guide per la riconversione offensiva dei droni commerciali. Anche questo punto sembrerebbe essere stato dimenticato da molti.
Altro spunto tecnico sono gli involucri semi-trasparenti con alette di plastica bianca stampate in 3D. Un grosso gancio di metallo consente di collocarli sotto le ali. Quel che vedo sembra un un guscio di plastica aerodinamica con al suo interno forse resina epossidica attorno ad un nucleo esplosivo. Progettati certamente per la frammentazione. Non conosciamo il carico utile del drone. Non sappiamo se tali bombe siano state realmente sganciate. Forse esclusa variante kamikaze? La tecnologia necessaria per costruire tali asset è disponibile sul mercato.
Spero, quindi, che i nostri servizi stiano predisponendo delle griglie di difesa nelle nostre principali città.