Chi controlla lo spazio aereo italiano? Chi interviene laddove sono state violate le misure previste dalla regolamentazione internazionale per il traffico aereo? Non tutti sanno che il cielo al di sopra delle nostre teste è controllato per tutte le 24 ore e per 365 giorni all’anno dall’Aeronautica Militare. Non c’è nemmeno un secondo al giorno in cui i radar a terra e in volo non dialogano tra loro per scoprire un’eventuale minaccia. Ad esempio, ieri sera, due caccia intercettori Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto sono intervenuti per identificare un aereo di linea A319 decollato da Palermo e diretto a Milano che aveva perso il contatto radio con gli enti nazionali del traffico aereo civile durante la rotta.
Poco dopo le 21 è scattato quindi l’ordine di decollo immediato – in gergo tecnico “scramble” – da parte del CAOC (Combined Air Operation Centre) di Torrejon in Spagna, ente NATO responsabile dell’area, in coordinamento con il Comando Operazioni Aero-spaziali (COA) di Poggio Renatico, in provincia di Ferrara, e gli enti della Forza Armata deputati alla sorveglianza dello spazio aereo nazionale e NATO.
Una volta raggiunto il velivolo, grazie alle coordinate e alle informazioni fornite dal personale “guida caccia” a terra, è stata effettuata la prevista procedura di “visual identification“ (VID)per accertare che non vi fossero condizioni di emergenza o di minaccia alla sicurezza. Dopo aver effettuato tutte le verifiche necessarie con gli enti del controllo del traffico aereo e ripristinati i contatti radio, i due caccia sono rientrati a Grosseto, riprendendo il turno di prontezza a terra nell’ambito del servizio di sorveglianza dello spazio aereo nazionale.
Sono quattro gli Stormi dell’Aeronautica Militare che con gli assetti Eurofighter assicurano il servizio di Difesa Aerea: il 4° Stormo di Grosseto, il 36° Stormo di Gioia del Colle, il 37° Stormo di Trapani ed il 51° Stormo di Istrana. Da marzo 2018, inoltre, nel sistema di difesa aerea nazionale sono stati integrati anche i velivoli F-35A del 32° Stormo di Amendola, che contribuiscono, con specifiche capacità operative e tecnologia di ultima generazione, alla difesa dei cieli italiani e che sono stati i primi aeroplani di 5^ generazione ad essere stati impiegati dalla NATO per sorvegliare lo spazio aereo dell’Alleanza in una operazione NATO di Air Policing.
Il complesso sistema di difesa mediante il quale l’Aeronautica Militare assicura, senza soluzione di continuità, la sorveglianza dello spazio aereo nazionale è integrato, anche in tempo di pace, con quello degli altri paesi appartenenti alla NATO. L’ordine di decollo immediato viene impartito dal CAOC (Combined Air Operation Centre) di Torrejon (Spagna), l’ente della NATO responsabile del servizio di sorveglianza dello spazio aereo nell’area sud del Mediterraneo, che integra le capacità di sorveglianza e controllo del 11° gruppo D.A.M.I. di Poggio Renatico (FE) e 22° Gruppo radar di Licola (NA).I due Gruppi sono posti alle dipendenze della neo costituita Brigata Controllo Aerospazio quale Service Provider e referente di Forza Armata, attraverso il Comando Operazioni Aerospaziali, nei settori di Difesa Aerea Missilistica Integrata e di Coordinamento e Controllo del Traffico aereo Operativo.
Il neo-costituito National Air and Space Operations Centre, all’interno del COA, contribuisce all’organizzazione del servizio di difesa aerea ed effettua una costante attività di supervisione sull’intero dispositivo. In caso di minaccia non militare allo spazio aereo italiano (renegade), il NASOC riprende il comando dei velivoli intercettori affidati alla NATO per la successiva azione di contrasto. Ciò avviene quando un velivolo civile in transito nello spazio aereo nazionale evidenzi una condotta anomala e, quindi, potenzialmente pericolosa per la sicurezza nazionale.