(di Francesco Matera) L’esito della consultazione via piattaforma Rousseau era scontato, il fatto che la base si è divisa in due in maniera quasi equanime, no. Un fatto non da poco considerando che Alessandro Di Battista, in tarda separata, con un video postato sul suo profilo Fb, ha lasciato definitivamente il Movimento. In prospettiva elezioni, considerando che i pentastellati viaggiano oggi intorno al 15 per cento (nel 2018 superavano il 36 per cento) non c’è tanto da compiacersi rivendicando di far parte del governo Draghi. Così facendo vi è il rischio concreto di disperdere ancora più consenso e soprattutto credibilità, proiettandosi verso un orizzonte inesorabile e sempre più in dissolvenza. Anche 15 onorevoli grillini hanno già anticipato il loro voto contrario al governo Draghi. Le premesse raccontano quindi la fine del Movimento, o quantomeno il fallimento dell’ideologia, della spinta propulsiva iniziale.
La trasformazione dei grillini è stata repentina, l’aurea del potere ha inebriato anche loro, quelli che volevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno. A quanto pare il tonno è stato buono.
Tornando al nascente governo Draghi, oggi molto probabilmente l’incontro al Colle per sciogliere la riserva e presentare la squadra dei ministri, domani o al massimo domenica il giuramento in diretta streaming dalla Sala delle Feste, a seguire la cerimonia della Campanella tra premier dimissionario e subentrante e lunedì il primo Consiglio dei Ministri. Martedì il voto di fiducia al Senato, mercoledì alla Camera.
“Mi prendo i giorni necessari per decidere” avrebbe detto Draghi ai partiti.
Nel frattempo le segreterie dei partiti inviano, senza ritegno, proposte programmatiche e candidati ministri. Il Movimento ha presentato la sua lista, scrive Repubblica, scelta direttamente da Beppe Grillo, nella quale ci sarebbero l’imprenditrice Catia Bastioli (ex presidente Terna) per la Transizione ecologica, Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli e Fabiana Dadone. Come sottosegretari, Laura Castelli e Carlo Sibilia, mentre sarebbero fuori Angelo Tofalo e Riccardo Fraccaro.
Sul versante Lega aumentano le quotazioni per un ingresso di Giancarlo Giorgetti nella squadra di Governo verso lo Sviluppo Economico o i Trasporti. Se invece la renziana Teresa Bellanova dovesse ottenere il Lavoro o il ministero del Sud, allora lascerebbe l’Agricoltura alla Lega, dove spera di essere chiamato anche Riccardo Molinari. Nel Pd è battaglia tra Dario Franceschini, Andrea Orlando e Lorenzo Guerini.
Sul versante dei tecnici, alla giustizia Marta Cartabia e la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni all’Università, fino a Enrico Giovannini alla Transizione ecologica. Quanto all’Economia, i nomi sono quelli di Daniele Franco o, in alternativa, del direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini.