Per Nato, Eu, Us e Uk si prospetta una nuova sfida, quella logistica, perché occorre rifornire al più presto le forze armate ucraine, visto che la Russia ha intensificato la sua potenza di fuoco. La Russia riesce ad inviare in Ucraina una media di 20.000 pezzi di artiglieria al giorno, pari alla produzione mensile europea.
Servono, pertanto, con assiduità, pezzi di ricambio, carburante e soprattutto munizioni perché il consumo ha superato la produzione. Ieri il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg ha lanciato l’allarme chiedendo di aumentare la produzione: “Il tempo di attesa per le munizioni di grosso calibro è aumentato da 12 a 28 mesi, questo vuol dire che gli ordini effettuati oggi verrebbero consegnati soltanto tra due anni e mezzo”. Stoltenberg ha poi fatto un inciso: “la velocità sarà cruciale perché Mosca cercherà di compensare con la quantità la carenza di qualità ed è disposta ad accettare un numero molto più alto di perdite”.
Iscriviti alla newsletter di PRP Channel
Del caso se ne discute anche in seno all’Unione europea. Kaja Kallas, il primo ministro estone, ai giornalisti, ha detto di aver proposto alla Commissione Ue di comprare insieme pezzi di artiglieria per trasferirli direttamente in Ucraina: “Un po’ come abbiamo fatto per i vaccini durante la pandemia di Covid-19. La Commissione raccoglie le richieste, i fondi degli Stati e poi effettua gli ordini”.
Kallas ha argomentato la proposta sottolineando che la “Russia è entrata in un’economia di guerra, con le fabbriche in funzione ventiquattr’ore su ventiquattro. In Europa non abbiamo ancora preso alcuna iniziativa in tal senso”.
Nell’autunno scorso l’esecutivo europeo ha presentato una bozza di legge per consentire acquisti congiunti di attrezzature di emergenza per un controvalore di 500 milioni di euro. Il testo della legge è ancora fermo presso il Parlamento Ue e non si prevede alcuna prossima discussione al riguardo.
Come scrive Le Monde, la mappatura dei fabbisogni, ma anche delle capacità industriali europee esistenti, è tristemente nota dopo gli studi realizzati, a partire dal maggio 2022, da un gruppo di lavoro presso l’Agenzia europea per la Difesa (EDA).
Per velocizzare il processo di acquisto congiunto si potrebbe ricorrere allo European Peace Facility (EPF), un fondo dotato di 3,6 miliardi di euro che sarà incrementato di ulteriori 2 miliardi tra il 2024 e il 2027. L’EPF consente di rimborsare parzialmente gli Stati che trasferiscono armi all’Ucraina e di finanziare l’addestramento di circa 30.000 soldati ucraini. Per il 2023 sono già stati stanziati 911 milioni di euro di questo fondo.
La problematica dei rifornimenti militari all’Ucraina sarà trattata oggi a Bruxelles dai trenta ministri della difesa della Nato, di cui ventitré sono membri dell’Ue. I rappresentanti Ue, in questa sede, potranno confrontarsi e magari ispirarsi al sistema di acquisto di armi e munizioni in uso presso la Nato.
Oltre alla fornitura di armi e munizioni sul tavolo della riunione di oggi a Bruxelles tra i ministri della Difesa vi è anche la questione dell’invio di jet all’Ucraina. Ieri il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha iniziato a fare qualche apertura: “Inviare aerei della Nato per istituire una no-fly zone comporterebbe un nostro coinvolgimento diretto, ma fornirli agli ucraini affinché li possano usare è un’altra cosa”.
Come scrive Corsera è probabile che si decida di agire in più fasi. Fornire inizialmente i MiG-29 messi a disposizione dalla Slovacchia per poi pensare all’invio degli F-16. Mentre per i MiG non occorre effettuare corsi specifici per l’F-16 occorre un training di almeno due mesi per i quali si è proposto la Gran Bretagna.
Berlino per non rischiare di allargare il conflitto, tramite il ministro degli Esteri Annalena Baerbock ha, però, detto che la Germania non intende inviare alcun jet. Stoltenberg ha deviato il discorso dicendo che “ovviamente è importante discutere di nuovi sistemi, ma la necessità più urgente è garantire che tutti i sistemi presenti o non presenti siano impegnati o consegnati e che funzionino come dovrebbero. La Russia ha già iniziato la sua nuova offensiva e servono armi per reagire ora”.