Secondo quanto riporta “La Diretta 1993”, “la web tax va data per acquisita sul piano culturale. Nel dibattito pubblico dobbiamo considerarla quasi il passato. Siamo tutti d’accordo sulla necessità di rivedere le norme europee sulla non stabile organizzazione per far pagare alle multinazionali del web le imposte, che oggi eludono, nei paesi in cui fanno i profitti. L’Italia ha fatto da apripista e la web tax transitoria oggi in vigore ne è la riprova, ora la palla passa alla UE. Oggi, con la presentazione di The Challenge of the Digital Economy, e dopo cinque anni di lavoro parlamentare, vogliamo idealmente fare questo passaggio di consegne tra Parlamento italiano e Parlamento europeo, per andare oltre il vecchio concetto di stabile organizzazione”.
Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio, presentando il suo ultimo libro, “The Challenge of the Digital Economy”, all’Auletta dei Gruppi Parlamentari insieme alla presidente della Camera, Laura Boldrini, e al presidente del Parlamento UE, Antonio Tajani.
“Sono d’accordo – ha detto Tajani – che bisogna tassare i giganti del web; è inaccettabile che grandi aziende paghino il 4%, e in più non creano posti di lavoro e addirittura fanno danno alla nostra economia. Per questo non può non esserci una armonizzazione fiscale” a livello europeo. “L’Italia deve essere protagonista, e questo deve essere un compito per tutti, senza distinguere centrodestra, centrosinistra o alto. L’Italia deve essere al centro dei grandi cambiamenti, compreso quello sul digitale, perché riguarda gli interessi nazionali”.
“L’economia digitale – ha aggiunto Boccia – ha stravolto la concorrenza, il lavoro, la sicurezza, la privacy; la politica e le istituzioni nazionale e internazionali hanno il dovere di regolare la rivoluzione digitale, mettendo sullo stesso piano mondo online e mondo offline”.
“La mancanza di regole – ha proseguito la presidente Boldrini – compromette il carattere libero e legalitario della Rete. Non c’è dubbio che la rivoluzione digitale offra grandi opportunità ma le regole servono ad evitare che si compromettano quei diritti e quei principi su cui sono costruite le nostre società e le nostre Costituzioni, altrimenti arriviamo al ‘Far Web’”.
Oggi le sfide della politica e delle istituzioni nazionali e comunitarie sono legate alla portabilità dei dati, alla creazione di un cloud pubblico che raccolga i dati sensibili della Repubblica e dei cittadini. “Sul tema della portabilità dei dati – ha aggiunto Boccia – ci interroghiamo se sono di chi li genera o di chi li gestisce. Io dico che sono di chi li genera. Allora mi domando se non sia possibile che la Repubblica italiani lavori per avere una ‘nuvola’ pubblica.
Io sono preoccupato che i dati viaggino nell’infosfera senza un controllo su chi li gestisce. Io vorrei che questa sfera fosse controllata dalla Repubblica, garantendo ai cittadini che i loro dati siano al sicuro, anziché in mano a privati.
Così come dobbiamo ripensare al servizio postale universale: il commercio online ha riempito le nostre città di pacchi (fino a 5 kg), milioni e milioni di pacchi, penso che non sia un’eresia discutere di modifica al servizio universale anche per far sì che siano i sindaci a decidere chi entra in città e come per consegnare un piccolo pacco (ne va del lavoro dignitoso dei trasportatori, della logistica e dell’inquinamento), e chi gestisce la logistica alle porte della città. Penso che questo tocchi anche la funzione futura di Poste italiane.
“The Challenge of the Digital Economy”, curato insieme a Robert Leonardi, edito da Palgrave Macmillan e distribuito sul mercato inglese e americano, è il frutto del lavoro comune con altri 4 autori nazionali e internazionali: Antonio Uricchio, rettore dell’Università di Bari, Raffaele Russo dell’Ocse, Michael Pagano della University of Illinois e Salvatore Biasco della Sapienza. Un contributo al dibattito globale in corso in Europa e nel mondo sulla più grande rivoluzione capitalistica che stiamo attraversando.