Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Choukry, si recherà martedì prossimo ad Addis Abeba per affrontare, con le autorità competenti, lo spinoso dossier della cosiddetta “crisi del Nilo”, scaturita a seguito della decisione etiopica di costruire una diga lungo il corso del Nilo azzurro.
L’Egitto teme che la costruzione del gigantesco sbarramento possa determinare una rilevante riduzione della portata d’acqua del fiume dal quale Il Cairo dipende per il 90% in materia di approvvigionamento idrico. Il presidente egiziano, Abd al-Fattah al-Sisi, a novembre ha sottolineato l’importanza della crisi definendola “una questione di vita o di morte”.
Nel 2015 Egitto, Etiopia e Sudan avevano deciso di trovare un accordo sulla questione.
La diga della “Rinascita” sarà il più grande impianto idroelettrico d’Africa, e costerà circa 4,2 miliardi di euro e si pone come obiettivo quello di garantire all’Etiopia 6 mila megawatt, ovvero l’equivalente di 6 reattori nucleari.