(di Nicola Simonetti) Elettrochemioterapia, ultima tecnica meno invasiva nata per realizzare l’asportazione dei tumori, sommando oncologia interventistica (recente disciplina radiologica), tecnica delle immagini e chemioterapia.
“Più precisa, più efficace, meno invasiva”, la novità realizzata, per la prima volta, due mesi fa (ora resa nota), in Francia, presso l’ospedale Tenon (AP-HP, Paris), su paziente colpito da cancro renale con metastasi epatiche, insensibile ai trattamenti eseguiti. I risultati, a distanza di 2 mesi, sono soddisfacenti. Ne riferisce “Sciences et Avenir” del 7 febbraio.
Si è trattato – dice il dr. François Cornelis Pr, radiologo intervenzionista. – di immettere all’interno della stessa cellula tumorale il chemioterapico servendosi di lunghi aghi che, guidati dalle immagini sullo schermo, si introducono nel tumore e, grazie ad impulsi elettrici della durata di pochi microsecondi, impone alle cellule tumorali di aprire i propri pori (elettroporazione) per consentirgli di versare dentro il chemioterapico (bleomicina, antibiotico dei glicopeptidi, con indicazione specifica contro alcune forme tumorali, “poco usato a causa della sua incapacità a penetrare nelle cellule”).
L’elettrochemioterapia supera gli inconvenienti di altre tecniche di oncologia interventistica (crioterapia a 70 gradi sotto zero; termoterapia con uso di radiofrequenze o microonde).
Essa – dice Cornelis – potrà teoricamente essere praticata contro tutti i tumori e tutti i pazienti, anche quelli fragili, che non rispondono ai trattamenti in corso… tecnica mini invasiva che può anche essere eseguita in ambulatorio dedicato”.