La “diga repubblicana” ha tenuto mentre per Marine Le Pen e il suo Rassemblement National (RN) è tutto da rifare. Macron, dopo il pessimo risultato alle elezioni europee ha voluto saggiare la volontà popolare all’interno della Francia per cercare di puntellare le forze della maggioranza, in evidente caduta libera. Il risultato è stato un “pasticcio” con una maggioranza debolissima, insidiata dalle “lecite” pretese dell’estrema sinistra, guidata da Jean-Luc Mélenchon, leader di France Insoumise, di formare un governo
di Massimiliano D’Elia
Il Nuovo Fronte Popolare (NFP), l’alleanza di tutte le sinistre che tre settimane fa non esisteva, ha stravinto il secondo turno delle elezioni politiche. Dei 151 ballottaggi che vedevano un candidato della gauche contro uno del RN, i due terzi sono stati vinti dalla sinistra. Anche nei confronti diretti contro i candidati di Renaissance, il partito del presidente Macron, l’estrema destra ha subito una sconfitta nel 90% dei casi. Nei collegi a tre, dove il terzo classificato non si è ritirato, il RN ha perso 70 seggi su 75.
Il Nuovo fronte popolare, al secondo turno, ha conquistato il maggior numero dei seggi alla prossima Assemble’e Nationale, composta in tutto da 577 deputati. Quelli del Nfp saranno 182. La formazione centrista a sostegno del presidente Emmanuel Macron, Ensemble, ne ha ottenuti 168 mentre il Rassemblement National di Marine Le Pen alleato con una parte dei Republicains guidati dal presidente del partito Eric Ciotti è terzo con 143 deputati eletti. Secondo i calcoli del quotidiano Le Monde, all’interno del Nouveau Front Populaire, la France insoumise di Jean-Luc Me’lenchon è la più rappresentata con 74 eletti ai quali si aggiungono 3 dissidenti del partito. Il Partito socialista avrà 59 deputati e gli Ecologisti 28. Il partito comunista ha eletto 9 parlamentari e Generation.s 5.
Al primo turno RN cantava vittoria dopo aver ottenuto il 33% delle preferenze. Ma la diga repubblicana, formata in fretta e furia dal presidente Macron tra il Nuovo Fronte Popolare e il partito del presidente ha funzionato, portando l’affluenza a cifre record (67%).
La reazione del delfino di Le Pen, Jordan Bardella è stata quasi isterica: “Ha vinto l’alleanza del disonore che priva i francesi di un governo del vero cambiamento“. Marine Le Pen, invece, è già proiettata alle prossime presidenziali: “La marea sta salendo. Questa volta non abbastanza, ma continua a crescere: la nostra vittoria è solo rimandata“.
Ora il problema è quello di formare un governo in un Parlamento senza maggioranza assoluta. Il primo ministro Gabriel Attal si è subito dimesso, prendendo le distanze da Macron: “Lo scioglimento dell’Assemblea non è stata una mia scelta, e mi sono rifiutato di subirlo“. Macron non ha accettato le dimissioni, invitando il primo ministro a seguire le “faccende” correnti in attesa delle imminenti olimpiadi ed importanti incontri internazionali che si terranno in Francia.
Jean-Luc Mélenchon, leader di France Insoumise, ha escluso un’alleanza con i macronisti: “La volontà del popolo deve essere rigorosamente rispettata. Il presidente deve accettare la sua sconfitta e chiedere al Nuovo Fronte Popolare di governare“.
Anche il fronte presidenziale non vuole collaborare con la sinistra. Il segretario di Ensemble, Stephan Sejournè, esclude un dialogo con Mélenchon e i suoi. Da oggi comincia una nuova corsa, ma senza l’estrema destra del Rassemblement National, che ancora una volta rimarrà all’opposizione.
La reazione di Mosca all’esito del doppio turno è stata non del tutto leggera: “non assomigliano molto alla democrazia“, così il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Mosca ha criticato la divisione in due turni delle elezioni francesi e, in particolare, la possibilità per i candidati di farsi da parte per favorire i colleghi nella corsa contro conservatori e populisti.
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