Elezioni in Venezuela. Torna l’ombra sulla legittimità della rielezione di Maduro

di Antonio Adriano Giancane

Le elezioni in Venezuela sono state al centro di molte controversie e dibattiti, soprattutto durante la presidenza di Nicolás Maduro. Dal 2013, anno in cui Maduro ha preso il posto del defunto Hugo Chávez, il panorama politico del paese ha visto una serie di eventi che hanno sollevato numerosi dubbi sulla legittimità e sulla trasparenza del processo elettorale.

Già nel 2013, quando Maduro vinse le elezioni presidenziali con una piccola maggioranza contro Henrique Capriles, leader dell’opposizione, i risultati furono contestati per presunte irregolarità e frodi elettorali. Le elezioni presidenziali del 2018 sono state ancora più controverse. Maduro venne rieletto con una larga maggioranza, ma l’opposizione denunciò irregolarità sul processo di voto. L’esito delle elezioni fu condannato da numerosi paesi e organizzazioni internazionali, tra cui l’Unione Europea e l’Organizzazione degli Stati Americani, che dichiararono che il voto non era stato né libero né equo.

Le accuse contro Maduro durante le elezioni includevano:

Intimidazione degli elettori. Segnalazioni di elettori intimiditi dai sostenitori del governo, con la presenza di “puntos rojos” (punti rossi) vicino ai seggi elettorali.

Manipolazione dei registri elettorali. Accuse di inclusione di elettori deceduti e esclusione di oppositori politici dai registri elettorali.

Controllo dei media. Accesso limitato ai media per i candidati dell’opposizione e copertura mediatica favorevole al governo.

Lo stesso destino sembra ripetersi per le elezioni presidenziali del 2024, il cui esito è stato contestato dall’opposizione già dopo qualche ora l’inizio dello spoglio. Il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), controllato dallo Stato, ha atteso più di sei ore dopo la chiusura dei seggi prima di annunciare che Maduro aveva ottenuto la rielezione con il 51,2% dei voti, contro il 44,2% del suo principale sfidante, Edmundo González, con l’80% dei voti scrutinati. Questo risultato contraddirebbe i sondaggi pre-elettorali e gli exit poll, che vedevano la vittoria dell’opposizione. Secondo il conteggio parziale dell’opposizione, González stava vincendo con il 70% dei voti contro il 30% di Maduro.

Il CNE ha attribuito i ritardi nella comunicazione dei risultati a un attacco di hacking da parte di una potenza straniera non specificata. Gli Stati Uniti hanno espresso “serie preoccupazioni” sul risultato, mentre il Brasile e l’UE hanno chiesto una ripartizione dettagliata dei voti. Anche il presidente cileno Gabriel Boric ha messo in dubbio i risultati. Teresa, una residente di Caracas, ha dichiarato che ci sono stati brogli, ma non prevede proteste come quelle del 2019, che causarono più di 100 morti e centinaia di arresti.

Il presidente del CNE, Elvis Amoroso, ha descritto il risultato come “schiacciante e irreversibile” dichiarando che i ritardi sono stati dovuti ad atti di sabotaggio.

Le elezioni del 2024, dunque, riflettono una crisi di fiducia nelle istituzioni democratiche del Venezuela, che richiede riforme sostanziali e un dialogo inclusivo per garantire un futuro stabile e prospero per il paese.

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