(di Andrea Pinto) Meglio tardi che mai. Anche se i malumori nel palazzo di via XX settembre sono alle stelle, secondo quanto scrive Valerio Valentini su Il Foglio. Il premier, Giuseppe Conte, “ha convocato a palazzo Chigi un Gabinetto di crisi sulla Libia al fine di informare tutti i ministeri competenti sull’evolversi della situazione nel paese libico. Il presidente Conte ha sottolineato che il Gabinetto di crisi sarà attivo fino a quando la crisi libica non sarà rientrata. La struttura sarà a disposizione di tutti i Ministeri coinvolti in modo da consentire una gestione coordinata del dossier. Nella giornata di oggi il presidente Conte”, concludono le fonti, “ha avuto anche un colloquio telefonico sul tema con la Cancelliera tedesca Angela Merkel”.
Si registra tuttavia un malessere crescente tra i vertici del dicastero difesa. Scrive sempre il Foglio. Screzi irrisolti, divergenze lasciate incancrenire, fino alla deflagrazione della guerriglia tra le diverse Forze Armate su questioni apparentemente marginali. Sull’ultima, a Palazzo Chigi stanno valutando di chiedere perfino una mediazione da parte del Quirinale, per sbloccare una baruffa grottesca tra la Marina e l’Aeronautica. L’una e l’altra, del resto, e ciascuna con la sua buona dose di ragioni, reclamano l’assegnazione dei nuovi F-35B, quelli di ultima generazione a decollo verticale. La Trenta ha evitato a lungo di intervenire, salvo poi prendere dichiaratamente le parti della Marina e scrivendo perfino una lettera di ammonimento al generale Enzo Vecciarelli, capo di stato maggiore della Difesa. Anche il capo dell’Aeronautica generale Alberto Rosso, scrive il Foglio, avrebbe ingaggiato un nuovo scontro con la Trenta. Per via dei P.1HH, i droni realizzati da Piaggio Aerospace che il governo voleva acquistare anche per donare ossigeno a un’azienda sull’orlo del fallimento e che però ai piani alti dell’aeronautica ritengono assai scadenti. “Otto pezzi di ferro”: li aveva liquidati così, Rosso, davanti alla commissione Difesa della Camera lo scorso 12 marzo. La stessa occasione in cui Rosso ha accennato anche a un altro problema: la sostituzione del sistema missilistico “Spada”, che nel 2021-2022 diventerà obsoleto e per il quale, nonostante le molte sollecitazioni, il governo non ha ancora esplicitato “alcuna indicazione finanziaria” su come sostituirlo.
E’ sbottato anche il numero due della Difesa, il sottosegretario leghista on. Raffaele Volpi che ha detto: “Meno Cina e più industria”. Il Sottosegretario Volpi ha avuto da dire quando ha sentito che ora il governo vuole chiedere aiuto agli Usa per il dossier sulla Libia: “Per carità, ben venga il rivolgersi a Washington, peccato che questa richiesta la facciamo dopo avere ignorato certi avvertimenti americani sulla Via della Seta. Siamo sicuri che dietro a questa ansia di Xi di firmare il memorandum non ci sia l’interesse di Pechino su settori strategici del nostro paese, e non mi riferisco solo al 5G e a Huawei?”. Del resto già giovedì, in un convegno romano organizzato da EY, alla presenza dei massimi vertici della Difesa, Volpi si era rivolto con inusuale schiettezza alla “signora ministro” che era seduta nella prima fila della platea, per affermare “la necessità di ribadire l’ancoraggio euro-atlantico dell’Italia”, criticando in modo neppure troppo velato le recenti ammuine cinesi di Conte e Di Maio: “Non mi sembra che i francesi abbiano sottoscritto documenti d’intesa con Pechino, ma gli hanno venduto comunque 300 Airbus”.
Altra questione per cui c’è non poco imbarazzo sono la questione dei sindacati militari che il Ministro Trenta ha autorizzato con decreti ministeriali di assenso, prima che ci fosse una legge dello Stato che li normasse. La legge “Corda”, dal nome della sua relatrice è ancora al vaglio delle commissioni difesa. La prima bozza è molto deludente, secondo gli addetti ai lavori. Di fatto, si vuole legiferare in senso “restrittivo” e non concedere alcun potere sindacale, ovvero sterilizzare un’opportunità unica per il personale con le stellette. Le varie sigle sindacali, ieri, hanno scritto in un comunicato congiunto di essere pronti a manifestare in piazza di fronte alle sedi istituzionali, perchè non si può calpestare un diritto costituzionale, con una legge annacquata. Delusione si registra quindi da parte dei sindacati militari sul ruolo del ministro Trenta che, ad oggi risulta aver solo illuso, coloro che davvero credevano nel cambiamento epocale.