Ema, Agenzia Farmaco Europea ad Amsterdam, anno nero per l’Italia

   

(di Massimiliano D’Elia) Anno nero per l’Italia in tutti i sensi: niente mondiale di calcio e niente Ema, l’agenzia europea del farmaco. In una cosa però possiamo ritenerci soddisfatti: siamo riusciti a dare ufficialità all’Inno nazionale dopo soli 71 anni. La Francia invece ha avuto l’Eba, l’Agenzia Europea delle banche.
Oggi, quindi a Bruxelles si e’ deciso sulla sorte dell’Ema, l’agenzia Ue del farmaco e dell’Eba. Dopo una serie di votazioni, la sede e’ stata destinata ad Amsterdam, con un’estrazione a sorte. Milano, che aveva ottenuto più voti di tutte le altre candidate (in tutto 19 citta’) ai primi due turni, e’ arrivata pari alla citta’ olandese al terzo, (13 voti per ciascuna, Slovacchia astenuta) e si e’ cosi’ arrivati all’estrazione, come previsto dal sistema di voto deciso nello scorso mese di giugno dal Consiglio. La presidenza estone ha estratto la pallina di Amsterdam e Milano ha perso. “Che beffa!”, ha commentato il premier Paolo Gentiloni. I 900 dipendenti dell’Ema e le loro famiglie, e il miliardo e 600 milioni di indotto arriveranno quindi nei prossimi mesi ad Amsterdam, tra le favorite fin dal primo momento. Il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi, che ha partecipato al voto, ha ammesso che il risultato lascia “l’amaro in bocca”, rivendicando pero’ il grande lavoro fatto e il buon risultato di Milano nelle votazioni, che hanno “confermato la validita’ della candidatura”. “Sulla monetina non c’e’ influenza politica che tenga”. Dopo una mattinata di Consiglio Affari Generali in 28, il rappresentante del governo britannico ha lasciato la riunione dopo pranzo. Come sempre da quando i britannici hanno scelto di lasciare l’Unione, la discussione e’ ripresa nel formato a 27, con un confronto con il capo negoziatore Ue per la Brexit, Michel Barnier. Solo dopo le 16 sono cominciate le votazioni. Al primo turno, quando ogni paese aveva a disposizione 6 voti da assegnare, Milano ne ha ottenuti 25, Amsterdam e Copenaghen 20 ciascuna, accedendo al turno successivo. Le altre avevano ottenuto rispettivamente 15 voti (Bratislava), 13 (Barcellona), 12 (Stoccolma), 10 (Atene e Porto), 7 (Varsavia e Bucarest), 5 (Helsinki e Bruxelles), 4 (Vienna), 3 (Sofia, Bonn e Lille). Al secondo turno, Milano ha ottenuto 12 preferenze, Amsterdam 9 e Copenaghen 5: il totale fa 26 perche’ la Slovacchia, evidentemente delusa per il mancato passaggio al secondo turno della sua capitale, si e’ astenuta. E’ stata questa scelta a determinare la situazione di parita’ al terzo turno: i 26 si sono equamente divisi fra Milano e Amsterdam, portando le due citta’ a doversi affrontare in un sorteggio. L’estrazione ha favorito la seconda. Al termine, Gozi ha ringraziato Grecia, Romania, Malta, Cipro per il voto, ma non ha voluto rivelare gli altri 9 Paesi che hanno sostenuto Milano. Secondo le indiscrezioni circolate, i grandi Paesi (Germania, Spagna e probabilmente anche la Francia) hanno scelto Amsterdam. A votare per l’Italia sarebbero stati alcuni Paesi dell’Est (la Croazia ad esempio) e la Svezia. Dopo la prima decisione, i 27 sono passati alla votazione per decidere la destinazione della seconda agenzia che dovra’ lasciare Londra, l’Eba . Anche in questo caso e’ stato necessario arrivare all’estrazione, che ha portato, contro i pronostici, alla vittoria di Parigi su Dublino e soprattutto sulla favorita Francoforte, gia’ esclusa dopo il primo turno.

Come al solito le grandi d’Europa non ci hanno appoggiato e continuano a remare contro l’Italia creandoci non pochi danni. In questo caso abbiamo perso un’opportunità unica che gli stolti cercano di giustificare con la sfortuna del sorteggio. Non si doveva arrivare al sorteggio, si dovevano tessere relazioni di ‘opportunità” da tempo e non solo nel settore specifico. L’Italia non è rispettata da nessuno, ci credono dei “fanfaroni” e invece noi con il prosciutto agli occhi pensiamo di essere superiori per via della storia, dell’arte, della moda etc., insomma ci autoreferenziamo.

L’Italia e gli italiani sono in una fase,oserei dire, di non ritorno dove non si riesce più a capire quale strada prendere per uscire da una crisi finanziaria continua (nonostante le stime del PIl a rialzo la Commissione Ue ci vuole vedere chiaro) e da una carenza di valori nella società. Vi e’ una sorta di fallimento generale di un sistema che si è adagiato sugli allori. Non siamo in grado di pensare e garantire futuribilita’ alle prossime generazioni, non abbiamo ambizioni. Siamo chiusi nel recinto Italia e poco ci importa di quello che accade fuori dai confini. Inanelliamo sonoranti sconfitte e riusciamo ad essere sempre meno rilevanti nelle decisioni che contano. A noi interessa solo sopravvivere.

Mi auguro, tuttavia, che le ‘batoste’ del 2017 possano essere lo stimolo per iniziare da zero, perché il fondo lo abbiamo già raggiunto. Nel 2018 si partira’ con un cambiamento significativo, finalmente si andrà a votare, con il ‘Rosatellum’…….. ! Non cambierà nulla!