Nell’ambito dell’inchiesta relativa ad alcune attività di Eni in Congo, che vede indagata la società e un suo manager, Eni prende atto con soddisfazione del decadere anche di questa ipotesi di corruzione internazionale. In seguito alla derubricazione del reato contestato da parte del Pubblico Ministero in induzione indebita, Eni ha aderito all’ipotesi di sanzione concordata avanzata dalla Procura e ne ha presentato richiesta.
La società metterà a disposizione quindi un corrispettivo pari a 11,8 milioni di euro come sanzione concordata.
Eni tiene a precisare che l’accordo non rappresenta un’ammissione di colpevolezza da parte della società rispetto al reato contestato ma un’iniziativa tesa a evitare la prosecuzione di un iter giudiziario che comporterebbe un nuovo e significativo dispendio di risorse per Eni e tutte le parti coinvolte. L’ipotesi conferma inoltre la tenuta dei sistemi di controllo anti-bribery della società.