Ieri il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ai suoi sostenitori politici: “Ho dato ordine al nostro ministro degli Esteri di fare quello che va fatto: questi 10 ambasciatori vanno dichiarati persona non grata, devono andarsene immediatamente. Loro adesso conosceranno e capiranno la Turchia.
Sono, infatti, 10 i Paesi che hanno firmato una petizione pubblica chiedendo di ammorbidire la linea su Osman Kavala, da 4 anni in carcere per aver sostenuto e fomentato il fallito golpe del 2016. Il sostegno per la liberazione è stato dato da Paesi del calibro di Stati Uniti, Francia, Germania, Canada, Finlandia, Danimarca, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia e Svezia. L’Italia non ha aderito, da Roma non è mai arrivato al nostro ambasciatore ad Ankara il “placet” alla firma della lettera congiunta con gli altri 10 Stati.
Il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli ha così commentato su twitter: “L’espulsione di dieci ambasciatori è un segno della deriva autoritaria del governo turco. Non saremo intimiditi. Libertà per Osman Kavala“. Mentre il presidente del Pd, Enrico Letta dall’Italia ha detto: “Noi sosteniamo pienamente la posizione del presidente del Parlamento Europeo Sassoli contro l’ennesimo atto autoritario di Erdogan”.
Osman Kavala oggi ha 64 anni è un milionario filantropo che ha sempre combattuto ed aiutato i più deboli anche quelli di etnia curda e dei pochi armeni che ancora vivono in Turchia. La settimana scorsa ha dichiarato che non presenzierà più alle udienze farsa in cui viene processato. Al riguardo il Consiglio d’Europa ha intenzione di condannare ufficialmente la Turchia per aver disatteso una sentenza di Strasburgo che chiede il rilascio di Kavala.
La posizione dell’Italia rimane quella dimostrata nella storia, attendista e mai contro nessuno. In questo caso hanno prevalso i 15 miliardi di interscambio commerciale con il Paese della mezzaluna.