Secondo quando reso noto dall’agenzia “Anadolu”, Recep Tayyip Erdogn ha dichiarato che non ci sono contrasti fra Turchia e Russia in merito all’operazione “Ramoscello d’ulivo” in atto nelle regioni settentrionali della Siria.
“Non abbiamo elementi di contrasto con la Russia in merito alle operazioni ad Afrin. Ad Idlib, sono in fase di avanzamento i lavori per lo sviluppo dei posti di osservazione, e ne sono già stati creati otto”.
Erdogan ha poi annunciato che, in analoga agli incontri di Soci, dovrebbe tenersi a Istanbul, nel prossimo futuro, un nuovo incontro tra Russia, Turchia e Iran dove si potrà discutere di tutte le questioni di interesse comune. Riguardo poi all’acquisto di armamenti e altro materiale bellico dalla Russia, Erdogan ha affermato che la Turchia “non chiederà agli altri paesi come meglio assicurare la sicurezza nazionale”. Il presidente turco ha infine ribadito le sue critiche agli Stati Uniti in merito al mancato ritiro delle milizie curde delle Unità di protezione del popolo (Ypg) da Manbij.
L’esercito, i reparti speciali della polizia e della gendarmeria turchi, appoggiati dall’Esercito siriano libero (Fsa, gruppo dell’opposizione siriana sostenuto dalla Turchia) stanno conducendo intensi combattimenti nei dintorni e all’interno del villaggio di Raju, a circa 45 chilometri a nord-ovest di Afrin, principale obiettivo di “Ramoscello d’ulivo”.
Gli scontri a fuoco del primo marzo contro le Upg, che hanno provocato la morte di otto soldati turchi e il ferimenti di altri tredici, sono la prova evidente che gli scontri stanno crescendo di intensità.
Secondo un rapporto dello Stato maggiore di Ankara, il bilancio delle perdite turche dall’avvio di “Ramoscello d’ulivo” è, salito a 40 caduti, cui si aggiungono 116 miliziani dell’Fsa rimasti uccisi durante i combattimenti. Secondo i comandi turchi, le perdite delle Ypg ammontano ad almeno 2.295 combattenti “neutralizzati”. Con questo termine, lo Stato maggiore di Ankara precisa di intendere i miliziani curdi uccisi, feriti o arresisi dall’inizio di “Ramoscello d’ulivo”.
Lo scorso 20 gennaio la Turchia ha avviato l’operazione “Ramoscello d’ulivo” nella regione di Afrin, al confine tra Turchia e Siria, con l’appoggio dell’Fsa con l’obiettivo di mettere in sicurezza il confine tra Turchia e Siria, eliminando le Ypg. Queste sono le milizie del partito dell’Unione democratica (Pyd), formazione di curdi siriani parte dell’opposizione al governo di Damasco.
Le autorità turche giudicano Pyd e Ypg, appoggiati dagli Usa, gruppi terroristici per i loro legami con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). Impegnato da anni in una lotta separatista contro la Turchia, il Pkk è considerato un’organizzazione terroristica da Ankara, dagli Stati Uniti e dall’Unione europea.
Per il presidente turco Erdogan, l’operazione “Ramoscello d’ulivo” ad Afrin, poi estesa ad Azaz e comprendente anche Manbij, mira a impedire la formazione di un “corridoio del terrore” utilizzato da Pkk, Pyd e Ypg al confine tra Turchia e Siria.
Il governo di Damasco ha più volte dichiarato che “Ramo d’ulivo” costituisce un’aggressione e una minaccia all’integrità territoriale della Siria. Negli ultimi giorni, reparti fedeli alle autorità di Damasco sono entrati ad Afrin per sostenere le Ypg contro l’offensiva turca nella regione.