La detenzione di Turetta, presso il carcere di Verona, prevede un periodo minimo di 26 anni, riducibile a 21 in caso di buona condotta e progressi nel percorso di riabilitazione. Il processo non si è ancora concluso definitivamente, poiché la difesa ha già preannunciato il ricorso in appello, ma la sentenza rappresenta un punto fermo, sottolineato dall’aggravante della premeditazione che difficilmente potrà essere contestata nei successivi gradi di giudizio
La Corte d’Assise di Venezia ha emesso la sentenza di ergastolo per Filippo Turetta, riconosciuto colpevole dell’omicidio premeditato dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Dopo sei ore di camera di consiglio, il verdetto ha escluso l’aggravante della crudeltà e il reato di atti persecutori, sollevando l’imputato dall’accusa di stalking. Turetta ha ascoltato la sentenza in silenzio, mantenendo un atteggiamento impassibile.
Il giudice Stefano Manduzio ha letto la sentenza in un’aula caratterizzata da un silenzio surreale, infranto soltanto dalla drammatica formula “fine pena mai”. Decisive per l’esito sono state l’aggravante della premeditazione e la mancata concessione delle attenuanti generiche. La vicenda ha segnato profondamente non solo le famiglie coinvolte, ma l’intero Paese, colpito dalla brutalità dell’omicidio: 75 coltellate inferte a Giulia, seguite dalla fuga dell’assassino in Germania e dalla sua successiva cattura.
Il padre di Giulia, Gino Cecchettin, ha manifestato una compostezza straordinaria, dichiarando che nessuna sentenza potrà restituire la figlia. Ha espresso un sentimento di sconfitta come essere umano e come padre, definendo la vicenda una perdita per tutta la società. La dignità mostrata dalla famiglia Cecchettin è stata accompagnata da un impegno concreto per sensibilizzare e prevenire futuri episodi di violenza contro le donne. Il dolore dei parenti di Giulia, invece, è rimasto inconsolabile. La nonna e lo zio della ragazza hanno sottolineato come nessuna decisione giudiziaria possa lenire la sofferenza provata.
L’aspetto civile del processo prevede un risarcimento complessivo di 760 mila euro a favore della famiglia Cecchettin. Le motivazioni della sentenza saranno depositate nei prossimi 90 giorni, ma l’avvocato di parte civile si è detto soddisfatto dell’esito ottenuto. Sul fronte difensivo, l’avvocato di Turetta ha osservato che alcune richieste della Procura non sono state accolte, come nel caso della crudeltà e dello stalking, argomentando che il numero delle coltellate non è sufficiente a dimostrare l’intento di infliggere sofferenze gratuite.
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