(di Vanessa Tomassini – corrispondente da Tunisi) L’inviata speciale dell’Onu ad interim, Stephanie Williams, ha messo in guardia sul possibile uso di nuove armi letali in Libia. Il 22 aprile 2020 diversi rapporti circolanti sui social media, indicavano che le forze armate orientali avrebbero usato armi chimiche contro le forze affiliate al Governo di Accordo Nazionale (GNA) a sud di Tripoli. Solo pochi giorni fa il ministro degli Interni di Tripoli, Fathi Pashaga, ha accusato in una conferenza stampa il gruppo russo di mercenari Wagner di aver effettuato un attacco ad armi chimiche sul fronte sud di Tripoli e di aver aperto al proposito un’indagine, richiesta anche dal Libyan National Army (LNA). Un classico della narrativa già ampiamente adoperata in Siria, dove ad essere accusati di utilizzare armi chimiche contro i civili è il presidente Bashar al-Assad e i suoi alleati.
Sebbene questi rapporti siano ancora in fase di verifica, dal novembre 2019, ho indagato sulla possibile presenza di armi chimiche già sul territorio libico ed in mano a gruppi armati statali e non. Tra ottobre e novembre dell’anno scorso, un giovane originario di Sirte, che ha fatto parte di un piccolo gruppo armato unitosi tra il 2014 e il 2015 al sedicente Stato Islamico (Isis o Daesh) dopo diversi viaggi dei leader in Siria e in Iraq, mi ha contattata affermando che i gruppi armati di Misurata, sotto l’egida di Salah Badi stavano mobilitando delle armi chimiche all’interno della città.
Se l’uomo è stato in grado di fornirmi evidenze della sua appartenenza a Daesh mostrandomi foto e video degli addestramenti nel deserto, o immagini del gruppo con le classiche bandiere nere della morte, non aveva prove di questa mobilitazione di armi chimiche a Misurata.
Ho deciso comunque di indagare e da una ricerca di informazioni in rete, risulta che alcune delle armi chimiche furono sottratte da uomini armati nel 2014 dopo aver preso d’assalto la fabbrica chimica nel distretto di Jufra, dove erano stati immagazzinate dai tempi del colonnello Muammar Gheddafi.
La mia fonte è convinta che non si tratti dell’unico furto di armi chimiche avvenuto nel corso degli anni nel Paese nordafricano, ma sostiene infatti che un’altra sottrazione avrebbe avuto luogo durante le operazioni di carico al porto di Misurata condotte dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) nel 2014.
Come vedete dallo screen-shot, il 3 novembre 2019 ho contattato via mail l’organizzazione per chiedere spiegazioni su questi fatti avvenuti tra il 2014 e il 2015 in Libia, ma l’ufficio informazioni mi ha rimandato al loro sito internet asserendo che tutto il materiale “pubblico” è già disponibile online.
Il 26 gennaio 2014, OPCW ha annunciato che la Libia ha distrutto il gas mostarda rimanente che riempiva proiettili di artiglieria e bombe aeree, affermando che l’anno precedente la Libia aveva completato lo smaltimento della senape sfusa. Secondo l’organizzazione, entrando a far parte della Convenzione sulle armi chimiche (CWC) nel gennaio 2004, la Libia dichiarò di possedere quasi 25 tonnellate di senape di zolfo sfuso; diverse migliaia di munizioni aeree scariche progettate per l’uso con agenti di guerra chimica; e diversi impianti di produzione di armi chimiche. Le munizioni aeree dichiarate sarebbero state immediatamente distrutte nel marzo 2004 e negli anni seguenti gli impianti di produzione furono distrutti o convertiti a scopi pacifici sotto l’approvazione e la verifica dell’OPCW. Ma non è così. Le operazioni per la distruzione dell’agente sfuso di mostarda di zolfo sono iniziate nell’ottobre 2010 ma sono state sospese nel febbraio 2011 perchè l’impianto di distruzione non funzionava correttamente. In seguito al rovesciamento del Governo di Muammar Gheddafi, il Consiglio di Transizione dichiarò di aver scoperto una grande quantità di munizioni caricate con senape di zolfo che non erano state dichiarate all’OPCW. Ad ogni modo sul sito dell’Organizzazione non vi è alcun riferimento al fatto che possano essere avvenuti dei furti durante le operazioni condotte dall’Organizzazione che tuttavia afferma senza specificare che “la distruzione di queste munizioni è stata una grande impresa in circostanze difficili e tecnicamente difficili”.
Nel 2015, il North African Post, al-Arabiya ed Asharq al-Awasat riferiscono che la quantità di armi chimiche sottratta da uomini armati è sconosciuta, ma avrebbero già trovato la strada verso i militanti fedeli all’ISIS che poco dopo caricano video online in cui sembrano fare esperimenti con razzi carichi di agenti chimici. Fonti militari hanno affermato lo stesso anno che tra le armi chimiche vi erano il gas mostarda e il gas sarin, gli stessi agenti che sarebbero stati usati di recente a sud di Tripoli.
“The North African Post” scrisse, citando un ufficiale delle forze armate libiche, che i luoghi in cui le armi chimiche venivano immagazzinate nel paese erano noti alle milizie. In un discorso televisivo del 2014, Ahmed Gaddaf Addam, cugino di Gheddafi e rappresentante politico del Fronte di Lotta Nazionale rivelava che in Libia c’erano oltre 20.000 tonnellate di gas mostarda prima della morte del rais nell’ottobre 2011, confermando che la distruzione di alcuni arsenali di armi chimiche in Libia è iniziata dopo che il paese ha aderito alla Convenzione sulle armi chimiche nel 2004, ma una parte era già finita nelle mani di gruppi armati.
Alla luce di tutto ciò, è chiaro che il possesso di armi chimiche da parte di gruppi armati di Tripoli e Misurata non è da escludere. Salah Badi, leader della coalizione islamista Libya Dawn, già inserito nelle liste sanzionatorie delle Nazioni Unite, sta combattendo al fronte contro le forze dell’LNA di Khalifa Haftar. La Comunità internazionale ed OPCW dovrebbero accertare se tali armi siano veramente in possesso di questi gruppi armati affiliati al Governo riconosciuto internazionalmente e fare tutto quanto il possibile per la protezione dei civili costantemente sotto attacco di bombardamenti indiscriminati da entrambe le parti.