Secondo il quotidiano tedesco L’Italia, tra i partecipanti europei al vertice del G-20, è il Paese con le peggiori prospettive di crescita. Il suo rapporto debito Pil è il più alto dopo quello del Giappone. Tuttavia nel Paese non si vedono soluzioni concrete, neanche per la crisi dei rifugiati.
I politici, scrive la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, “ne parlano solo per il favore delle telecamere”, come dimostrato secondo il quotidiano dalle accuse di oscuri accordi sullo sbarco dei migranti imputati all’ex premier Matteo Renzi da membri dell’opposizione. Il leader della Lega nord, Matteo Salvini, sostiene che l’Italia sia ormai “un enorme campo profughi”. L’Italia era abituata a far defluire i migranti verso Austria e Germania.
Ora che è costretta a registrarli, e che i paesi limitrofi hanno inasprito i controlli ai confini, tale valvola di sfogo è stata chiusa; a questo quadro si aggiunge, secondo il quotidiano, il fatto che 5.300 degli 8.000 sindaci italiani non vogliano provvedere all’accoglienza, pertanto la maggior parte dei 4,5 miliardi di euro destinati a queste incombenze dallo Stato vanno ad alimentare “discutibili cooperative in cerca di denaro facile”. Si tratta di problemi noti, che secondo la “Frankfurter Allgemeine Zeitung” le autorità italiane hanno voluto ignorare, preferendo criticare la scarsa solidarietà dei partner europei.
Oltre alla crisi migratoria, però, il quotidiano si spinge oltre, tracciando un ritratto disastroso dello stato della Penisola, tra sistema bancario debole e l’ondata di caldo straordinario che rischia di mettere in ginocchio l’agricoltura. Gli impianti idrici cittadini sono vetusti e perdono dal 40 al 45 per cento dell’acqua e in alcuni casi ancor di più.
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, si lamenta: “Non è possibile che ogni anno intere città o quartieri siano afflitti dal problema del rifornimento idrico”. Poi ci sono gli incendi: molte Regioni sono senza impianti di spegnimento o veicoli di supporto anti-incendio. L’elenco delle emergenze e delle lamentele è infinito.
A Roma è stata chiusa l’enorme discarica, ma la mancanza di un inceneritore costringe a trasportare la maggior parte dei rifiuti all’estero via treno, con costi non indifferenti. La Capitale è spesso paralizzata da scioperi dei mezzi pubblici e ci sono solo 2 linee e mezza di metropolitana per 44 chilometri di lunghezza. I mezzi pubblici sono obsoleti, ma senza questi il traffico collassa. Un terzo degli autobus romani è in deposito perché guasto. La società dei trasporti cittadina è stata coinvolta in scandali di fondi neri.
Se all’Italia risulta così difficile organizzare gli ordinari servizi quotidiani, accusa il quotidiano, come si può pensare posa gestire emergenze come il terremoto dell’agosto e dell’ottobre del 2016. I cumuli di macerie sono ancora nei villaggi dell’Appennino. Il sindaco del comune di Visso ha detto che nulla è stato fatto. Ma come è possibile che ci siano tutte queste emergenze? La politica e le istituzioni in generale sono paralizzati da un sistema che consente l’incessante rimpallo delle responsabilità, cui si aggiungono i conflitti di competenze tra molteplici livelli amministrativi e i ben noti problemi di corruzione e clientelismo. La politica si riduce così a “offerte spot di supporto economico alla popolazione, come il bonus scuola o quello cultura da 500 euro, oppure 400 euro per le famiglie più povere”. I politici fanno promesse ben sapendo che difficilmente rimarranno in carica abbastanza a lungo da doversi confrontare con gli effetti di queste concessioni.
Il quotidiano punta il dito anche sull’ex premier Matteo Renzi, che secondo l’editoriale avrebbe abbandonato le promettenti posizioni riformatrici per un più comodo populismo anti-tedesco. Lo sforzo riformatore avviato dal suo governo, conclude la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, si trova ad un punto morto, e il parlamento non è riuscito nemmeno a varare una riforma della legge elettorale. Questa incapacità della politica di decidere, avverte il quotidiano tedesco, può rivelarsi disastrosa, e lo stato dei conti e delle finanze pubbliche non può far escludere un collasso nel 2018, specie se la Banca centrale europea (Bce) cesserà le politiche di acquisto dei debiti sovrani dell’eurozona.