Lo scorso anno la Corea del Nord ha spedito carbone utilizzando una via di comunicazione russa. Scaricato in due porti di Mosca, il carbone poi veniva trasportato in Corea del Sud e Giappone, in una probabile violazione delle sanzioni Onu. Il Consiglio di sicurezza dell’ Onu aveva vietato le esportazioni di carbone lo scorso 5 agosto per tagliare fondi importanti a Pyongyang che ha bisogno di continuare i programmi per lo sviluppo di armi nucleari a lungo raggio.
Tre le occasioni contestate e analizzate da Reuters: il carbone, passato dalla Russia da Nakhodka e kholmsk, è stato scaricato e poi ricaricato su altre navi partite, lo scorso ottobre, verso la Corea del Sud e Giappone. Anche fonti americane confermano che il traffico di carbone, da parte della Corea del Nord, via Russia è continuo. Il porto russo di Nakhodka sta diventando, difatti, un hub nordcoreano per il carbone,” ha detto una fonte europea addetta alla sicurezza, che ha chiesto l’anonimato a causa della sensibilità della diplomazia internazionale nel dossier Corea del Nord.
Il ministero degli esteri russo non ha ancora risposto ad una richiesta di chiarimenti di Reuters del 18 gennaio scorso anche se il rappresentante della Russia presso le Nazioni Unite ha informato il Consiglio di Sicurezza che Mosca è allineata alle sanzioni del 3 novembre scorso, in riferimento al carbone coreano. Due avvocati, specializzati in diritto internazionale ed in particolare sulle sanzioni, hanno detto a Reuters che le citate operazioni sono un chiaro esempio di violazione delle sanzioni Onu.
Reuters, comunque, non ha potuto verificare se il carbone scaricato in Russia sia lo stesso carbone poi spedito in Corea del Sud e Giappone.
Reuters non è riuscito neanche a verificare se le compagnie di navigazione, che hanno trasportato il carbone, ne conoscevano la provenienza.
Gli Stati Uniti, comunque, hanno chiesto di sanzionare il proprietario di una delle navi, il UAL ji Bong 6, per la vicenda del carbone nordcoreano portato a kholmsk, in data 5 settembre 2017.
La Russia ha esortato “di fare di più” sulle esportazioni del carbone nordcoreano, ricordando una risoluzione del 2016 del Consiglio di Sicurezza che chiede ai paesi un rapporto mensile sulle importazioni di carbone dalla Corea del Nord.
Peccato che altri diplomatici, parlando a condizione di anonimato, hanno riferito che proprio la Russia non aveva mai comunicato le importazioni di carbone della Corea del Nord al Comitato Onu, per tutto l’anno 2017.
Il Comitato per le sanzioni ha chiarito che una violazione si verifica quando “attività o transazioni proscritte dal Consiglio di Sicurezza sono effettuate e completate”.
Reuters ha chiesto, quindi, a Matthew Oresman, dello studio legale Pillsbury Winthrop Shaw Pittman che fornisce consulenze alle aziende proprio sulle sanzioni: “basandoci sui fatti esposti, ci sembra essere stata una violazione della risoluzione Onu“.
Si è cercato di ascoltare sia gli Stati Uniti sia un gruppo indipendente di esperti di diritto internazionale che, però, non hanno voluto commentare gli eventi. Reuters il mese scorso ha riportato, in un articolo, che navi cisterna russe avevano fornito carburante alla Corea del Nord in mare aperto. Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha accusato, in una intervista a Reuters del 17 gennaio scorso, che la Russia aiuta Pyongyang ad ottenere forniture in violazione delle sanzioni.
Il Ministero del Tesoro Usa, sempre mercoledì scorso, ha imposto sanzioni su nove entità, 16 persone e sei navi nordcoreane accusati, con i loro traffici, di aiutare la Corea del Nord nella proliferazione di armi e programmi nucleari.
Le spedizioni di carbone nordcoreano via Russia sono state rivelate, come detto, da fonti della sicurezza occidentale. Due le linee di comunicazione: la prima utilizza navi dalla Corea del Nord via Nakhodka, a circa 85 km (53 miglia) est della città russa di Vladivostok.
Una nave che ha usato questa rotta è stata il Palau, contrassegnato Jian fu che al porto russo, dai documenti, risulta con un carico di 17,415 tonnellate di carbone. La nave aveva spento il suo trasmettitore per il tracciamento dal 24 luglio al 2 agosto, quando era in mare aperto. Un’altra nave il 16 agosto, caricava 20,500 tonnellate di carbone ed era diretta verso la Corea del Sud, porto di Ulsan, dove attraccava il 24 agosto.
Il secondo percorso indica che è stato preso carbone via kholmsk sull’isola russa Sakhalin a Nord del Giappone.
Per i fatti relazionati Reuters ha chiesto chiarimenti al Giappone, Cina e Corea del Sud: nessuno ha voluto commentare il traffico di carbone nordcoreano.