Massimiliano Boggetti, presidente Confindustria Dispositivi Medici ha dichiarato in merito al supporto chiesto dal Governo: “Le aziende dei dispositivi medici sono pronte a collaborare e a intensificare la capacità produttiva, o riconvertirla laddove possibile, per far fronte alla necessità di respiratori sempre più richiesti dagli ospedali alle prese con l’emergenza coronavirus“.
Secondo una mappatura “sono circa 10-12 le aziende del comparto che hanno know-how specifici e una produzione residua da sfruttare. Meno probabile e’ invece la riconversione produttiva di aziende che producono dispositivi diversi, perche’ ci sono aspetti normativi complessi“.
Due settimane fa, spiega Boggetti, “abbiamo rilasciato un codice interno di comportamento, basato sul principio di mettere a sistema la produzione, sensibilizzare le imprese a fornire le istituzioni prima di altri clienti e l’impegno a mantenere i prezzi calmierati pre-crisi”.
Sono seguiti giorni di confronto con il Ministero della Salute e la Protezione civile. “Nelle ultime settimane abbiamo cercato di fare una ricognizione delle competenze sul territorio, sulla capacita’ produttiva residua, nell’ottica di una rifocalizzazione della produzione”, spiega. Puntare sul made in Italy in questo momento di crisi, “e’ importante. Il comparto italiano dei dispositivi medici vale 17 miliardi annui, 4.000 imprese, e’ dominato da piccole e medie imprese ed e’ un asset strategico per il paese. Necessiterebbe di un supporto sempre e non solo in questo momento”. I dispositivi medici, d’altronde, richiedono tecnologie molto complesse, personale specializzato e c’e’ un aspetto regolatorio importante. “Ci potrebbero quindi essere assunzioni in piu’, ma la ricerca di personale formato non e’ semplice, e in questo periodo anche le aziende di questo settore affrontano tante difficolta’, tra limitazioni agli spostamenti, quarantene per alcuni dipendenti, problema di trasporto di merci e approvvigionamento di materie prime. Inoltre, lo smart working e’ molto limitato. Ma rispetto ad altri non possiamo fermarci, perche’ non produciamo vestiti“.