Esplosione a Zubin Potok: Accuse di “Attacco Terroristico” Aumentano le Tensioni tra Kosovo e Serbia

La sera del 29 novembre 2024, un’esplosione ha colpito un importante canale di alimentazione idrica ed elettrica nel comune di Zubin Potok, situato nel nord del Kosovo e abitato prevalentemente da serbi. L’attacco ha compromesso gravemente la fornitura di acqua potabile ed energia elettrica, aumentando le tensioni già esistenti tra la comunità serba locale e il governo kosovaro.

Il premier kosovaro, Albin Kurti, ha definito l’attentato “un atto terroristico orchestrato dalla Serbia”, accusando Belgrado di sostenere bande criminali organizzate per destabilizzare il nord del Kosovo. Kurti ha dichiarato: “Il crimine è stato commesso da professionisti, criminali legati a bande orchestrate dalla Serbia. Questo riflette un chiaro interesse a perpetuare ostilità e instabilità nella regione.”

La replica del presidente serbo Aleksandar Vučić è stata altrettanto decisa: “La Serbia nega inequivocabilmente qualsiasi coinvolgimento in questo crimine. Le accuse sono irresponsabili e prive di fondamento, tese a screditare il nostro paese e ostacolare gli sforzi per la pace”.

Anche il capo dell’Ufficio governativo serbo per il Kosovo, Petar Petković, ha respinto ogni addebito, accusando Pristina di strumentalizzare l’evento per isolare politicamente Belgrado.

Indagini in corso e intervento della KFOR

Dopo l’attentato, la polizia kosovara ha intensificato le operazioni nell’area di Zubin Potok, effettuando perquisizioni e interrogatori. Alcune persone sono state fermate, ma non sono stati rilasciati dettagli ufficiali sui possibili responsabili.

La Forza NATO in Kosovo (KFOR) ha condannato con fermezza l’attacco, sottolineando il suo impatto devastante sulle infrastrutture e sulla popolazione locale. In un comunicato, KFOR ha dichiarato:

È fondamentale individuare i responsabili e assicurarli alla giustizia. La missione NATO si impegna a garantire la sicurezza delle infrastrutture critiche e delle aree circostanti”.

La KFOR ha già messo in sicurezza la zona dell’attacco e si è offerta di fornire supporto logistico e tecnico alle autorità kosovare, inclusa la bonifica di ordigni esplosivi e interventi ingegneristici.

Reazioni della comunità internazionale

L’inviato speciale dell’UE per il dialogo Belgrado-Pristina, Miroslav Lajčák, ha definito l’esplosione un atto di “sabotaggio contro le infrastrutture critiche del Kosovo” e ha chiesto un’indagine approfondita. Attraverso un post su X, ha ribadito l’urgenza di stabilire i fatti e punire i responsabili.

I rappresentanti dei paesi del Quint (USA, Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia) sono stati coinvolti nei colloqui con il governo serbo per monitorare la situazione e prevenire un’escalation del conflitto.

L’attacco ha ulteriormente inasprito i rapporti già tesi tra Pristina e Belgrado, rendendo improbabile una ripresa del dialogo mediato dall’UE entro dicembre 2024, come auspicato dall’inviato Lajčák. L’episodio riflette un’escalation delle tensioni etniche e politiche nei Balcani, con il rischio di compromettere gli sforzi internazionali per la pace. La regione del nord del Kosovo rimane un punto di frizione critico, dove le tensioni etniche tra albanesi e serbi si intrecciano con interessi geopolitici più ampi.

I militari italiani in Kosovo


l contingente militare italiano in Kosovo è parte della missione KFOR (Kosovo Force), un’operazione della NATO iniziata nel 1999 per garantire la sicurezza e la stabilità nella regione a seguito della guerra del Kosovo. La KFOR è stata istituita in base alla risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di prevenire il ritorno delle ostilità, garantire la sicurezza e sostenere lo sviluppo delle istituzioni locali.

Il Generale di Divisione Enrico Barduani ha assunto il comando della missione NATO in data 11 ottobre 2024.

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