L’Europa si trova di fronte a una sfida diplomatica senza precedenti. Da un lato, deve continuare a sostenere l’Ucraina nel conflitto con la Russia; dall’altro, deve rispondere alle recenti mosse unilaterali degli Stati Uniti sotto la guida di Donald Trump
di Antonio Adriano Giancane
L’annuncio di negoziati di pace tra Washington e Mosca, che escludono sia l’Unione Europea sia l’Ucraina, ha generato preoccupazione tra i leader europei. La decisione americana di procedere senza il coinvolgimento dei principali alleati occidentali rischia di minare il ruolo dell’Europa nei futuri assetti di sicurezza globale.

Per affrontare questa situazione, l’Europa ha elaborato una strategia in tre mosse. Il primo passo consiste nelle missioni diplomatiche a Washington. Emmanuel Macron e Keir Starmer si recheranno nei prossimi giorni negli Stati Uniti per cercare di convincere Trump a non abbandonare Kiev e a includere l’Europa nei negoziati di pace. Macron, notoriamente critico verso l’atteggiamento di Trump nei confronti della Russia, vedrà il presidente americano il 24 febbraio, una data altamente simbolica poiché coincide con l’anniversario dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022. Starmer seguirà con un incontro previsto per giovedì. Entrambi cercheranno di riaffermare la centralità dell’Europa nella risoluzione del conflitto.
La seconda mossa riguarda la proposta di una forza di peacekeeping europea. Macron e Starmer presenteranno a Trump un piano che prevede il dispiegamento di 30.000 peacekeeper europei in Ucraina per garantire la sicurezza, a condizione che gli Stati Uniti forniscano un adeguato supporto difensivo in caso di escalation. Si tratta di un piano ambizioso che, se attuato, rappresenterebbe una svolta significativa nel coinvolgimento dell’Europa nel conflitto. Tuttavia, la sua realizzazione dipende da un eventuale cessate il fuoco e dal consenso di tutte le parti coinvolte, elementi tutt’altro che scontati in una guerra che continua a essere altamente instabile.

Il terzo passo è rappresentato dal vertice straordinario dell’UE, convocato dal presidente del Consiglio europeo António Costa per il 6 marzo a Bruxelles. In questa occasione, i leader europei discuteranno e coordineranno la risposta dell’UE alle iniziative statunitensi, oltre a definire strategie per rafforzare la sicurezza a lungo termine dell’Ucraina. Questo vertice sarà cruciale per comprendere il grado di compattezza dell’Unione di fronte alle nuove sfide geopolitiche.
Nonostante l’apparente unità d’intenti, all’interno dell’UE emergono posizioni divergenti. Francia e Regno Unito sono i principali promotori dell’iniziativa, ma altri Stati membri, come Germania e Italia, hanno adottato un atteggiamento più cauto. Molti governi ritengono prematuro discutere dell’invio di peacekeeper senza prima avere un quadro chiaro su un possibile cessate il fuoco. Inoltre, l’Italia, che finora non ha mostrato entusiasmo per l’ipotesi, teme le implicazioni di un coinvolgimento militare europeo diretto in Ucraina.

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, pur non avendo ancora avuto un colloquio diretto con Trump, ha ribadito l’impegno dell’Europa nel sostenere Kiev. Durante un recente summit a Parigi, ha sottolineato la necessità di continuare l’assistenza finanziaria e militare all’Ucraina, affermando che l’Europa sta facendo la sua parte nel garantire la sicurezza della regione. Inoltre, il terzo anniversario dell’invasione russa sarà l’occasione per l’UE di annunciare un nuovo pacchetto di aiuti militari per almeno 6 miliardi di euro, insieme al sedicesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca.
L’Europa si trova dunque a un bivio cruciale. Deve riaffermare il proprio ruolo centrale nei negoziati di pace e nella sicurezza dell’Ucraina, evitando al contempo di rimanere ai margini delle grandi decisioni geopolitiche prese da Washington. In un contesto di crescente unilateralismo americano, l’UE sta cercando di rafforzare il proprio peso strategico e di costruire un fronte comune. Le prossime settimane saranno determinanti per il futuro delle relazioni transatlantiche e per il ruolo dell’Europa nella stabilità globale.
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