Mordechai Kedar, uno studioso di islamismo ha fatto un’analisi molto interessante sul fenomeno migratorio verso l’Europa, pubblicata su Arutz Sheva – Israelnationalnews.
In Occidente quando il luogo di nascita offre sicurezza, istruzione, lavoro, una casa confortevole in cui vivere e un partner con cui crescere la famiglia, emigrare in un altro Paese non ha alcun senso.
Nel mondo musulmano l’emigrazione è, invece, intesa in un modo completamente diversa e si basa sul precedente storico del profeta islamico, Maometto, che è stato umiliato, disprezzato e quasi assassinato nella sua città natale, la Mecca.
Maometto dopo aver lasciato la Mecca nel 622 d.C., si trasferì a Medina e lì, dopo un periodo di circa due anni, divenne governatore e comandante militare, oltre che statista.
Maometto è visto, quindi, come un modello per il mondo islamico. Questo significa che ogni musulmano, ovunque si trovi e in qualsiasi situazione si trovi, deve poter seguire le orme di Maometto e tentare di imitare il suo comportamento. Gli islamisti più integralisti considerano, quindi, l’emigrazione un’opportunità per conquistare i luoghi in cui si sceglie di vivere per poi trasformarli in stati islamici.
I milioni di musulmani che bussano alle porte dell’Europa provengono da stati falliti, lacerati dalla guerra, disoccupazione, abbandono e disperazione.
Sono alla ricerca di un ambiente sicuro, occupazione onorevole, educazione per i propri figli, un tetto decoroso e una qualità di vita migliore. Una volta raggiunta la stabilità economica nel loro stato di accoglienza, molti si integrano anche culturalmente e diventano parte integrante della società in cui si trovano. Interrompono i legami con la tradizione islamica, mangiano e bevono come gli occidentali.
Al contrario, tuttavia, ci sono milioni di musulmani insediati in Europa che hanno un chiaro obiettivo: rimanere fedeli alla loro tradizione religiosa e rafforzare il loro status in Europa. Avanzano richieste alle autorità locali per favorire l’integrazione. Trovano alimenti secondo l’Halal senza alcol e carne suina.
Alcuni tribunali iniziano ad agire secondo la legge della Sharia islamica, spingono per non rispettare le festività cristiane, invogliano l’istituzione di un sistema bancario secondo la legge islamica. Si consente alle donne musulmane di indossare il niqab in luoghi pubblici e pretendono che le loro donne siano trattate solo da personale medico femminile. E’ difatti una strategia per trasformare il paese ospitante in un luogo in grado di attrarre altri migranti islamici.
E’ chiaro che quei migranti musulmani che non vogliono integrarsi nella società del paese europeo ospitante europeo intendono trasformare quello stato in un’entità islamica. Non hanno bisogno di sparare un singolo proiettile per realizzare il progetto di islamizzazione, in linea con quanto afferma il Corano “Allah è con coloro che sono pazienti“.
Muammar Gheddafi una volta disse che “noi musulmani non dobbiamo sparare un solo colpo contro l’Europa, perché la nostra emigrazione e l’alto tasso di natalità faranno il loro lavoro“.
Gli europei saranno costretti ad accettare i migranti a causa della loro demografia fallimentare. Due guerre mondiali in un secolo hanno ridotto la loro popolazione di decine di milioni. Oggi hanno un basso tasso di natalità e carenza nella manodopera di basso profilo (fabbriche, ortofrutticola, manovalanza etc,).
L’Europa sta progredendo, quindi, in una lenta ma certa direzione islamica. Il problema principale è che l’Europa crede nel multiculturalismo e si sente in colpa per quello che gli europei hanno fatto alle popolazioni indigene in tutto il mondo. Per questi motivi, chiunque parli contro i migranti è immediatamente etichettato come anti-diritti umani, chiunque tenti di preoccuparsi del proprio popolo è definito un razzista, chiunque si preoccupi del futuro del proprio paese è considerato un “fascista”, mentre chiunque esprima preoccupazione per entrambi: il proprio paese e la sua gente è etichettato “nazista”.
Questo atteggiamento impedisce ogni critica nei confronti degli immigrati, sebbene molti di loro vivano con il sussidio di disoccupazione, ovvero sono detenuti nelle carceri occidentali. I migranti non sono ancora culturalmente pronti ai valori fondamentali delle nazioni ospitanti, duro lavoro e osservanza delle leggi.
La questione verrà trattata adeguatamente solo quando gli europei si renderanno conto che senza figli non ci sarà futuro per la loro civiltà e cultura.
I primi effetti del disagio sociale in atto è dimostrato dal fiorire delle manifestazioni di protesta in Francia ed altri paesi contro le politiche dei governi sempre più predisposti a varare riforme a favore dei sussidi peri i migranti (disoccupazione, casa, maternità etc.).
Uno degli scenari possibili è che la destra politica si unisca per agire risolutamente contro le ondate migratorie con mezzi legislativi adeguati tendenti ad aiutare le popolazioni nei loro paesi di origine.
L’Europa, quindi, è in un vicolo cieco che porterà al suicidio culturale se le regole del gioco non verranno cambiate radicalmente.