“Prevenire l’incitamento alla violenza” obiettivo comune di 232 guide religiose da 7 paesi diversi
La sede delle Nazioni Unite di Vienna ha ospitato dal 13 al 15 febbraio 2018 il meeting internazionale a porte chiuse Declinazioni pratiche del Piano di Azione per guide religiose e promotori per prevenire e contrastare incitamenti alla violenza che possono condurre a crimini d’odio.
Si tratta del Piano di Azione lanciato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres a New York il 14 luglio 2017: un documento definito “pionieristico”, primo del suo genere a coinvolgere guide religiose in tutto il mondo nella realizzazione di strategie locali, adatte di volta in volta a società e paesi diversi nella prevenzione ai crimini d’odio.
Ma lo stesso Piano di Azione è frutto di un lungo percorso: la prima consultazione è stata ospitata nel 2015 dal Regno del Marocco a Fez, con il risultato finale della Fez Declaration. A seguire si sono svolte altre cinque consultazioni regionali in Africa, nelle Americhe, in Asia, Europa e Medio-Oriente, ognuna delle quali è confluita nel Piano di Azione finale, coinvolgendo 232 guide religiose da 7 paesi diversi e tutte le principali religioni come Induismo, Buddismo, Ebraismo, Cristianesimo, Islam e numerose minoranze. A ognuno dei cinque meeting almeno il 30% dei partecipanti erano donne.
Partner dell’ONU in questa iniziativa anche il KAICIID (il centro internazionale per il dialogo interreligioso intitolato al re saudita Abd al Aziz), il Consiglio Mondiale delle Chiese (World Council of Churches) e il Network of Religious and Traditional Peacemakers.
La COREIS (Comunità Religiosa Islamica) Italiana ha preso parte attivamente alle tappe di questo percorso in collaborazione con l’ONU con continuità e a livello internazionale da anni. In particolare modo abbiamo lavorato a declinazioni pratiche dell’Action Plan condivise con l’ufficio delle Nazioni Unite per la Prevenzione delle violenze (e la Responsabilità di Protezione) a Fez (2015) , Treviso (2015), New York (2017) fino a questa ultima tappa di Vienna (2018).
“Affinché la nostra azione di prevenzione ai discorsi e crimini d’odio sia efficace – ha affermato a Vienna l’imam Yahya Pallavicini – è necessario intervenire contemporaneamente su più livelli: politico (libertà religiosa), sociale(integrazione dei migranti), mediatico (dare spazio a diversi modelli culturali), educativo (corsi interculturali e interreligiosi nelle scuole e nelle carceri) e infine religioso (dialogo non opportunistico fra religiosi e salvaguardia comune dei luoghi sacri)”.