(di Andrea Pinto) Il governo italiano ha espresso la volontà di aderire alla “European Intervention Initiative EI2”, iniziativa d’intervento europea. La notizia è riportata sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’annuncio della volontà di aderire all’Iniziativa europea d’intervento è arrivato dopo la visita del presidente francese Emmanuel Macron a Roma, svoltasi mercoledì scorso. Dopo il colloquio con il leader della Francia il premier Giuseppe Conte ha esortato a voltare pagina e mettere fine alla “propaganda anti-europea”.
Così dal sito istituzionale del Governo italiano:
L’idea sostanziale dell’EI2 è quella di sviluppare la capacità di schierarsi rapidamente su operazioni militari congiunte, evacuazioni civili o soccorsi in caso di calamità.
Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Regno Unito hanno aderito all’iniziativa, a guida francese, nata nel giugno del 2018 al di fuori dei quadri dell’Unione Europea e della NATO.
L’11 settembre scorso la futura presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen (all’epoca ministro della Difesa tedesco) aveva dichiarato di avere l’intenzione di creare ‘un esercito europeo’. Von Der Leyen ha precisato che “l’Unione Europea non sarà mai un’alleanza militare”, sottolineando tuttavia che gli Stati membri sono al corrente “dell’importanza di una gestione comune delle loro forze militari”.
Genesi dell’iniziativa
Come noto la capacità d’intervento della Nato è molto ridotta per via della lentezza dei processi decisionali. Tra balzelli di pareri tra Commissione e Cosiglio e votazione plenaria con l’innesco di vari “caveat”, far intervenire la Nato in situazioni emergenziali è davvero difficile per tempi di reazione e per capacità spesso non adeguate da mettere in campo.
Da qui probabilmente la decisione di nove Stati membri dell’Unione Europea di concordare il 25 giugno del 2018 l’intenzione di formare una forza di intervento militare congiunta progettata per dispiegarsi rapidamente in tutto il mondo. L’iniziativa di intervento europea, proposta lo scorso anno dal presidente francese Emmanuel Macron, ha avuto subito il sostegno del Regno Unito. Occasione ghiotta per l’Inghilterra di poter aderire a qualcosa al di fuori dell’Unione considerata la sua prossima uscita.
I ministri degli esteri di Belgio, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Regno Unito hanno firmato una lettera di intenti in Lussemburgo (link Lettera di intenti del 25 JUN 2018) per formare la forza di intervento rapido. Macron ha annunciato la nuova forza militare congiunta in un discorso alla Sorbona lo scorso settembre e la revisione strategica di difesa e sicurezza nazionale di ottobre chiarisce che l’iniziativa di intervento europea è in cima all’agenda della Francia.
Sicuramente la forza d’intervento EI2 favorirà i processi per la costituzione di sinergie europee nel mondo dell’industria della Difesa.
Forza d’intervento europea
Durante una riunione dello scorso anno il Consiglio dell’Unione Europea adottava le regole di governance per i progetti nell’ambito della cooperazione strutturata permanente in materia di sicurezza e difesa, o PESCO.
Venticinque paesi membri hanno firmato l’accordo PESCO a dicembre scorso, ma non è chiaro se il Regno Unito sarà in grado di partecipare dopo aver lasciato il blocco.
Il Regno Unito si è opposto tradizionalmente a qualcosa che assomiglia a un “esercito europeo” ma è ansioso di sostenere iniziative più piccole al di fuori del campo di applicazione dell’UE.
A maggio 2018, il ministro della difesa junior del Regno Unito, Frederick Curzon, aveva dichiarato che Londra era “molto desiderosa di sostenere” i piani per una forza militare che potesse essere dispiegata rapidamente per far fronte alle crisi.
In quell’occasione il ministro della Difesa francese Florence Parly aveva detto a Le Figaro che l’iniziativa europea di intervento è “chiaramente un’iniziativa che consente alcuni paesi non appartenenti all’Unione europea di associarsi. Il Regno Unito è stato molto bravo perché vuole mantenere la cooperazione con l’Europa oltre i legami bilaterali “.
Gli Stati Uniti e la NATO hanno anche espresso preoccupazione per il PESCO, con l’ex segretario alla Difesa degli Stati Uniti James Mattis apparentemente preoccupato perchè l’iniziativa possa “strappare risorse o capacità alla NATO”.
Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha affermato, invece, che tali sforzi di difesa europei “possono dare un contributo a una più equa condivisione degli oneri tra Europa e Nord America”, ma gli sforzi per aumentare le spese per la difesa nell’ambito del PESCO sono ben accetti solo se coordinati con i piani della NATO.
Stoltenberg ha sempre anche detto che “Dobbiamo essere in grado di spostare rapidamente le forze in tutta Europa, quando necessario”.