Mafia Nigeriana, la piovra globale che spaventa le polizie internazionali

   

La mafia nigeriana è nata in Nigeria alla fine degli anni ‘80, si è diffusa a macchia d’olio in Niger, Benin e resto del mondo e gestisce il traffico di eroina e cocainaaccattonaggio e prostituzione delle nigeriane tenute in schiavitù. Il modello strutturale della criminalità  organizzata in Nigeria è formato da gruppi autonomi sciolti e, allo stesso tempo, dipendenti da un vertice unico. Si tratta di un sistema in cui cellule criminali più strutturate si accompagnano a cellule contingenti che, diversamente dalle precedenti, nascono in corrispondenza di un singolo affare criminale. I gruppi criminali sono di genere maschile, soprattutto per il narcotraffico e le truffe telematiche, femminile per quanto riguarda  lo sfruttamento della prostituzione con la figura delle madame, tipicamente ex vittime della tratta che gestiscono  lo sfruttamento della prostituzione. Uno dei riti di iniziazione più frequenti è il sottoporsi a frustate da parte del “capo” dell’organizzazione. Anche in Italia ha attecchito già a  partire dagli anni ottanta facendo importanti affari con Cosa Nostra. L’organizzazione più pericolosa e violenta e quella dei Black Axe  nata negli anni ’70 a Benin City in Nigeria. Elementi di spicco di questa organizzazione criminale sono già presenti in molte città italiane come Torino, Novara, Alessandria, Verona, Bologna, Milano, Roma, Napoli e Palermo. 

Le indagini in Italia

I servizi di sicurezza italiani,  l’Aisi a partire  dal 2013 controlla il presunto capo della confraternita Eyie, Grabriel Ugiagbe che gestisce i suoi affari criminali da Catania, spostandosi poi in Nord Italia, Austria e Spagna. La sede principale in Italia è Castelvolturno. Il loro radicamento in Italia è emerso nel corso di diverse inchieste, che hanno confermato “la natura mafiosa” della consorteria, ribadita da diverse sentenze. Il gruppo più forte e pericoloso resta il “Black Axe“, “il cui vincolo associativo – sottolineano gli analisti della Dia – viene esaltato da una forte componente mistico-religiosa”. Gli stupefacenti, stoccati nei laboratori dei Paesi centroafricani, raggiungono l’Italia attraverso varie direttrici, sia per via aerea che marittima o terrestre. Con questa rotta, i narcotrafficanti sfruttano, di fatto, i canali già utilizzati in passato per il contrabbando di armi, avorio e pietre preziose. Altrettanto “articolate” e connotate da “particolare violenza” sono la gestione della tratta di persone e la prostituzione.  Recenti inchieste hanno documentato, ad esempio, come giovani donne, anche minorenni – attirate con la falsa promessa di un lavoro in Europa – vengano concentrate in Libia, sottoposte a violenze e stupri e fatte partire per le coste italiane. Spesso per vincolarle al pagamento del debito contratto per il viaggio sono sottoposte a riti woodoo, con minacce di morte. Gruppi nigeriani sono risultati attivi anche nel trasporto verso il nord Europa – via Ventimiglia – di profughi e clandestini provenienti dalla Siria, dall’Egitto, dal Sudan e dall’Eritrea. Forte resta la capacita’ di interagire con le organizzazioni di riferimento nei Paesi d’origine e con cartelli multinazionali, dei quali rappresentano, nella maggior parte dei casi, “delle cellule operative distaccate, funzionali alla realizzazione degli illeciti”. Il Mattino, di recente, ha raccontato in un articolo che sulla mafia nigeriana lavora una task force internazionale che, dal mese di luglio scorso, vede impegnate l’Fbi, la polizia italiana, con lo Sco a coordinare i lavori delle squadre mobili di Caserta, Roma, Palermo e Torino e che, a breve, potrebbe vedere coinvolta anche la polizia canadese. Ripercorrendo un anomalo transito di soldi dalle città statunitensi roccheforti della mafia nera, le indagini degli agenti federali americani si sono incrociate con l’inchiesta che, ormai da anni, impegna la Dda di Napoli sul fronte Casertano. Da Atlanta, New York City e Chicago è stato monitorato un flusso di denaro costante tra personaggi di un certo rilievo in seno ai Vicking, agli Eyes e ai Black Axe, ovvero i principali gruppi del crimine organizzato nigeriano attivo negli Usa, e immigrati africani che vivono in povertà sul Litorale Domitio. Ricorrendo al money transfer con la Western Union, ma anche a prepagate paypal, pezzi grossi della mafia nera hanno fatto transitare il denaro di attività illecite di varia natura per Castel Volturno. Il Litorale campano è crocevia di esseri umani, ormai è fatto storico e noto, ma anche di flussi di soldi veicolati dal crimine organizzato africano. È stato riannodando quei fili che gli agenti dell’Fbi sono stati in Italia, in estate e, in autunno, la polizia italiana incaricata dell’inchiesta si è recata a New York per uno scambio informativo. I capimafia nigeriani residenti negli Usa utilizzano anche canali di underground banking ovvero servizi finanziari del deep web. Intercettando quei flussi di soldi la Dda e le forze di polizia americane hanno trovato un filo conduttore esistente tra il nord America, il Canada e il Litorale Domitio dove sui conti di insospettabili immigrati arrivano somme di denaro da «deposito» provenienti dai boss neri che vivono nelle grandi città americane e nel Canada. Soldi che in parte potrebbero provenire dall’imponente giro di droga che la mafia nera gestisce in Europa e in almeno altri due continenti, e che servono per finanziare il principale business: la tratta di esseri umani. Per corrompere funzionari, pagare i traghettatori che accompagnano le vittime lungo il viaggio che risale l’Africa dalla Costa D’Avorio, dal Niger e da altri Paesi del continente nero, servono molti soldi e, a quanto pare, il crimine organizzato che ha base principale a Benin City ne dispone a grandi quantità. Alcune  ragazze sono riuscite a pagare il «debito» con la mafia nigeriana e hanno riconquistato la propria libertà dopo aver messo insieme cifre oscillanti tra i 15mila e i 20mila euro. «Le più belle vengono mandate al nord», dicono, «le altre restano sulla Domitiana». Ma non solo: c’è anche il fenomeno del traffico di organi. La tratta che alimenta il traffico di organi, scrive Il Mattino,  resta un fenomeno tutto da esplorare. Non è possibile stabilire quante persone spariscano dai villaggi africani per mano della mafia nera. Inchieste non troppo datate, risalenti al 2010, hanno stabilito alcune delle cifre che muovono il business: un rene «costa» 12 milioni di naira, la moneta nigeriana, ovvero 60mila euro. A Lagos, più volte, la polizia ha trovato donne segregate e costrette a mettere al mondo figli poi destinati al traffico di bambini, al mercato del sesso o alla compravendita di organi.  

Le recenti indagini in Francia

La polizia francese ha riferito di aver smantellato una rete di prostituzione e traffico di nigeriani sospettati di raccogliere e riciclare decine di milioni di euro in tutto il paese. Trenta persone di nazionalità nigeriana sono state arrestate durante due turni di raid della polizia giudiziaria in giugno e settembre a seguito di un’indagine di 15 mesi.

La polizia ha identificato i sospetti che raccoglievano denaro da giovani donne nigeriane che si prostituivano in diverse città in tutta la Francia, hanno detto gli ufficiali della polizia transalpina, stimando il denaro tra i 30 e i 50 milioni di euro negli ultimi tre anni.

“Stavano trasferendo denaro da Lille, Colmar, Strasburgo, Lione, Nizza, Marsiglia, Bordeaux, Nantes o Parigi”, ha detto il capo della agenzia anti-traffico OCTREH, Jean-Marc Droguet. Un parrucchiere e un negozio di alimentari nel nord di Parigi sono stati utilizzati come punti di raccolta per i soldi prima che fossero consegnati  ai corrieri che nascondevano il denaro in valigie a doppio fondo e che si apprestavano a lasciare il paese. A volte i corrieri passavano attraverso altre capitali europee e paesi africani per evitare sospetti, hanno detto gli ufficiali, ma il denaro era sempre destinato in  Nigeria. 

Cosa fa la Commissione Ue? 

La lotta contro il traffico di stupefacenti e la tratta degli esseri umani costituisce una priorità per la Commissione, che è al corrente del coinvolgimento della mafia nigeriana nella tratta degli esseri umani e nello sfruttamento della prostituzione in Italia e in altri Stati membri. Le iniziative intraprese dagli Stati membri in materia di lotta contro il traffico di stupefacenti provenienti dalla Colombia e contro la tratta degli esseri umani sono coordinate nell’ambito del ciclo programmatico dell’UE per contrastare la criminalità organizzata e le forme gravi di criminalità internazionale, a cui partecipano anche istituzioni e agenzie dell’UE, paesi terzi e organizzazioni. Il progetto ETUTU contrasta il traffico di nigeriani all’interno dell’UE. Negli ultimi anni Europol ha avviato azioni significative, come la visita in Nigeria del dicembre 2017 volta a rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri e le autorità nigeriane, e ulteriori iniziative sono in corso di attuazione . Altre azioni sono predisposte nell’ambito del Fondo fiduciario dell’Unione europea per l’Africa e del programma indicativo regionale per l’Africa occidentale, come l’attuale sostegno al piano d’azione regionale in materia di traffico illecito di stupefacenti, di criminalità organizzata e di uso illecito di droghe nell’Africa occidentale. 

 

Una serie di nuovi progetti regionali sono stati appena avviati, quali: 

«Criminalità organizzata: risposta dell’Africa occidentale al traffico illecito», con particolare attenzione al traffico di stupefacenti e di armi e alla tratta degli esseri umani. «Criminalità organizzata: risposta dell’Africa occidentale al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo» (progetti OCWAR). Nel luglio 2018 è stata avviata un’azione dell’UE contro la tratta degli esseri umani e il traffico di migranti in Nigeria. 

 

Inoltre la Commissione fornisce aiuti finanziari al Centro di analisi e operazioni contro il narcotraffico marittimo (MAOC-N), un forum intergovernativo di cooperazione multilaterale che mira a reprimere il traffico di stupefacenti con mezzi marittimi e aerei, in particolare nell’Atlantico. 

La Commissione finanzia i più importanti progetti e programmi contro il traffico di stupefacenti in Colombia tramite programmi di cooperazione dell’UE e coopera strettamente con le organizzazioni internazionali in questo ambito.

L’Unione intrattiene un regolare dialogo tra esperti in materia di stupefacenti con i paesi della CELAC (Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici), tra i quali la Colombia, e ha concordato piani di azione relativi anche agli stupefacenti con alcuni paesi/regioni nell’America latina, nei Caraibi e nell’Africa occidentale lungo la rotta del traffico di cocaina.