Aumenta il numero delle donne presenti ed operanti all’interno dello Stato Islamico

Secondo quanto reso noto da un esperto dell’Università di Harvard, il ruolo delle donne all’interno dello Stato islamico sta crescendo, mentre il gruppo militante sunnita si sta trasformando in un’organizzazione clandestina. Dalla sua rapida estensione avvenuta in Iraq ed in Siria, lo Stato islamico ha promosso una stretta segregazione tra uomini e donne.

Inizialmente i ruoli di combattimento venivano eseguiti esclusivamente dagli uomini, mentre alle donne erano riservati i ruoli legati alle faccende domestiche e alla gravidanza, ma secondo Vera Mironova, Visiting Scholar nel Dipartimento di Economia presso l’Università di Harvard ed ex Associata del Programma di sicurezza internazionale presso il Belfer Center di Harvard, la politica dello Stato Islamico sui ruoli di genere sta cambiando rapidamente.

Mironova, impegnata con le Forze operative speciali in Iraq, dopo aver effettuato alcune ricerche sostiene che lo Stato islamico ha “spostato silenziosamente la sua insistenza sulla rigida gerarchia di genere” e ora “sta permettendo la partecipazione femminile ai ruoli militari”.

In un articolo apparso questa settimana sul New York Times, Mironova afferma che le prime indicazioni di questo cambiamento si erano già notate nel 2017, quando nell’ottobre dello stesso anno, le pubblicazioni dell’ISIS pubblicarono la richiesta di “donne pronte a prepararsi per la battaglia”.

Nel giro di un anno, il gruppo ha elogiato pubblicamente le sue donne combattenti e persino pubblicato un video che mostrava velate combattenti femminili dello Stato Islamico che sparavano con i fucili d’assalto AK-47.

Non è possibile stimare con precisione il numero delle donne che hanno imbracciato le armi per conto dello Stato islamico ma, secondo quanto emerso dalle interviste rivolte ai funzionari militari e di polizia iracheni, i combattenti che vedono coinvolte le donne dello Stato islamico rappresentano ora “una presenza regolare che non sorprende più, come alcuni anni fa”.

Mironova, nel suo articolo, afferma che c’è una tradizione di donne ferventi sostenitrici del gruppo militante che hanno insistito affinché i loro mariti o figli si unissero allo Stato islamico, o che cercassero di sposare combattenti dello Stato islamico per far parte delle “famiglie mujahedeen”. Tuttavia, la diminuzione del numero di combattenti maschi nelle file del gruppo militante ha portato a chiedere alle donne non solo di prendere il loro posto in prima linea ma anche di divenire delle agenti segreti perché attirano meno attenzione dalle truppe del governo iracheno o siriano.

In molti casi, le donne sostenitrici dello Stato islamico che hanno perso membri della famiglia maschi nella guerra in corso raccolgono armi o indossano giubbotti suicidi per estorcere vendetta. In altri casi lo fanno per garantire protezione, favori o denaro per le loro famiglie dagli insorti. Il fatto è, dice Mironova, che le donne combattenti stanno diventando più prominenti nelle linee di combattimento dello Stato Islamico e stanno addirittura partecipando alla campagna di attentati suicidi del gruppo che continua senza sosta in Iraq e in Siria, nonostante la quasi completa perdita del controllo territoriale dello Stato islamico, afferma Mironova.

Aumenta il numero delle donne presenti ed operanti all’interno dello Stato Islamico

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