Al termine dell’incontro a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e il ministro della difesa Elisabetta Trenta è emersa la linea del Governo sull’F-35 e sui programmi degli armamenti: “Nei prossimi mesi tutti i comparti della difesa, sotto il coordinamento del Ministro Trenta, saranno chiamati a operare una ricognizione delle specifiche esigenze difensive dell’Italia, in modo da assicurare che le prossime commesse siano effettivamente commisurate alle nostre strategie di difesa, con l’obiettivo di garantire la massima efficacia ed efficienza operative in accordo con la collocazione euro-atlantica del nostro Paese”.
Per quanto riguarda il pagamento dei 389 milioni di euro: “sono state già trasferite negli Stati Uniti le somme dovute per le commesse già completate e nei prossimi giorni verranno concretamente effettuati i pagamenti”
Il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, Alberto Rosso, in audizione davanti alle commissioni Difesa di Camera e Senato aveva espresso forte preoccupazione per l’incertezza che continua a gravare sugli F35 e per le ventilate ipotesi di un calo dei velivoli che l’Italia acquisirà. Anche gli esiti del recente Consiglio Superiore di Difesa sono sulla stessa linea.
Si spera, comunque, che la volontà del governo possa essere quella di non dedicare l’attenzione ai vari programmi di armamento delle Forze Armate con l’obiettivo di mantenere le promesse elettorali. Rimettere la decisione di un programma “strategico di difesa nazionale” alla stessa stregua delle decisioni sul Tav, sicuramente non depone a favore del ruolo e significato istituzionale delle Forze Armate, il cui compito è appunto quello di difendere il Paese, in sintonia con i partner alleati. L’F-35 è l’unico velivolo che consente all’Italia di poter partecipare attivamente a tutte le operazioni congiunte internazionali. L’F-35 è il futuro dell’aeronautica militare e della marina, ma anche del sistema paese per i riflessi sull’economia nazionale.Ridimensionare questa opportunità sarebbe una scelta che porterebbe l’industria della difesa italiana ad un “downgrade” difficilmente recuperabile. Basta pensare che i paesi più industrializzati già stanno lavorando a velivoli di generazione superiore tipo il FACS franco-tedesco e il Tempest inglese. L’Italia dovrebbe guardare in avanti e non indietro come sta facendo ed aderire, quindi, il prima possibile a programmi che stanno germogliando e che consentiranno ulteriori opportunità di sviluppo industriale a livello globale.
Il vice premier Matteo Salvini sull’F-35 è stato chiaro: “Nessun passo indietro sugli F35. Quando do la parola vado fino in fondo. L’industria aeronautica italiana è un’eccellenza quindi riterrei un danno per l’economia italiana ogni ipotesi di rallentamento e ravvedimento. Se non lo facciamo noi lo fanno francesi e tedeschi. Non vedo perché fare un regalo ai nostri principali competitor”.
Sul tema si è espresso anche il sottosegretario agli Affari esteri e Cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano, durante i lavori della terza conferenza di Bruxelles sulla Siria: “Sugli aerei F-35 occorre una revisione profonda degli accordi fatti. Come abbiamo sempre detto, specialmente in questo periodo di recessione globale, con un governo che ha dal primo giorno investito tutte le sue risorse nelle fasce più deboli della popolazione, con il reddito di cittadinanza e le riforme che abbiamo fatto, dobbiamo stare molto attenti agli investimenti che facciamo in settori che oggi non sono né prioritari e nemmeno competitivi, e provare a spostare i soldi dove servono davvero, come un buon padre di famiglia. Sugli F-35 abbiamo detto e confermiamo che occorre una revisione profonda degli accordi fatti, ma è chiaro che se abbiamo delle commesse già aperte e da pagare, certamente non saremo quelli che passano alla storia per aver tradito un accordo fatto con le aziende, c’è una filiera intera che va rispettata“.