(di Mario Galati) Anche Tom Kington su Defense News ha parlato dall’altra parte del mondo, dagli Stati Uniti, della “querelle”, che sta interessando la Marina e l’Aeronautica italiana: oggetto del contendere l’F-35B, quello a decollo verticale.
La tempistica dell’articolo fa sorridere considerando l’appello del Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, Generale Alberto Rosso, intervenuto in audizione alla IV Commissione Difesa della Camera dei Deputati qualche giorno fa. Rivolgendosi agli onorevoli membri della Commissione ma anche a tutti coloro che ascoltavano o avrebbero ascoltato l’intervento in diretta streaming, ha detto: “Come avete notato non ho toccato un tema apparentemente secondario ma di criticità, quello relativo all’F-35B a decollo verticale, mi permetto di rivolgere a questa Commissione una preghiera: qualsiasi cosa ascoltiate da fonti che spesso non sono istituzionali ma che non sono così equilibrate chiedo la cortesia di ascoltare tutte le parti, di sentire tutte le campane perché è l’unico modo per fornirvi un quadro chiaro completo esaustivo, istituzionale, perchè l’Aeronautica si muove e si muoverà solo in campo istituzionale per darvi modo di avere un quadro complesso in tutti i suoi settori e quindi mettervi in grado di prendere in coscienza le scelte necessarie più giuste sulla base di una conoscenza onesta completa e schietta”.
Un sigillo quello del Generale Rosso su una vicenda spiacevole che in alcune circostanze ha messo in forte contrapposizione le nostre due Forze Armate. La politica dovrebbe ascoltare con maggiore attenzione le istanze dell’Aeronautica e della Marina, entrambe legittime e cercare di risolverle nelle sedi istituzionali. Il punto nodale è che la politica non vuole sentir parlare e nominare il programma F-35. Programma che nel corso degli anni è diventato sempre di più terreno fertile per uno scontro ideologico che poco a che fare con il velivolo, così come sta avvenendo in questi giorni con il Mes (il Meccanismo Economico di Stabilità). L’acquisizione di 100 navi, 100 elicotteri ovvero 100 carri armati non è una notizia per la carta stampata, la notizia è, invece, l’acquisto di un solo esemplare di F-35 in più. La differenza è sostanziale. Questo è il motivo principale per cui due nostri pilastri della Repubblica, la Marina e l’Aeronautica si vedono costretti a “battagliare” anche per l’assegnazione del quarto esemplare di F-35 nella versione Stovl.
Come ha sottolineato il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica nel corso della sua audizione, che consiglio di ascoltare nella sua interezza, le Forze Armate (l’Aeronautica in particolare) riescono ancora a mantenere livelli di efficienza accettabili, con i mezzi pensati trent’anni fa. Oggi, ha precisato Rosso, occorre pensare agli investimenti per i prossimi trent’anni. Qui entra in gioco la politica, l’unica che deve e può decidere sul livello di ambizione del nostro Paese e della Difesa. Un comparto che, come noto, costituisce un volano “imprenscindibile” anche per l‘industria nazionale. Il Generale Rosso con saggezza ha però, anche, riconosciuto che l’emergenza della pandemia richiede sforzi in altri settori vitali del Paese tipo quello sanitario, scolastico e così via.
Le criticità comuni per tutte le Forze Armate (ascoltando anche l’intervento in Commissione Difesa del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Salvatore Farina) sono il personale per effetto della contrazione degli organici discendenti dalla Legge 244/12, l’obsolescenza dei mezzi e sistemi d’arma (per l’Aeronautica gran parte della flotta ha superato abbondantemente i 30 anni di vita operativa) e la condizione precaria e non aggiornata delle infrastrutture.
Di fronte a questo scenario e alle risorse ingenti che dovrebbero arrivare dal Next Generation Plan europeo, tutta la politica in maniera “bipartisan” dovrebbe pensare ad investire maggiormente in un settore, quello della Difesa, che come visto è sempre in prima linea quando occorre operare durante le emergenze ma costituisce anche uno dei volani fondamentali per l’industria militare nazionale. La Difesa deve anche essere vista come un’opportunità virtuosa per creare nuovi posti di lavoro.
Per dovere di informazione abbiamo ritenuto opportuno riportare per intero l’articolo di Tom Kington pubblicato su Defense News qualche ora fa.
Defense News parla di una lunga lotta tra l’Aeronautica Militare e la Marina italiana per il quarto F35-B che sta per essere consegnato.
L’ordine complessivo previsto per l’Italia è di 30 aeromobili a decollo corto e atterraggio verticale, 15 per l’Aeronautica e 15 per la Marina. L’Aeronautica riceverà anche 60 F-35A nella versione convenzionale “A” per un totale di 75 velivoli complessivi (l’articolista americano ha dimenticato di dire che l’Aeronautica Militare con 75 velivoli deve rimpiazzare circa 250 velivoli obsoleti che hanno raggiunto il loro limite operativo, Tornado e AMX, ndr).
Dopo che i primi due F35-B italiani sono andati alla Marina Militare e il terzo all’Aeronautica Militare, occorre decidere, forse entro poche settimane sostiene Defense News, su chi si aggiudicherà il quarto esemplare.
Al riguardo Kington ha sentito Alessandro Marrone, dello IAI:
“C’è stata competizione tra la Marina e l’Aeronautica Militare per assegnare i jet, da un punto di vista pratico la Marina potrebbe avere diritto a quello successivo. Una volta che la Marina lo riceverà, avrà tre F35-B e potrà iniziare le operazioni dal Cavour, il che aumenterà immediatamente le sue capacità e farà la differenza per le capacità militari italiane”.
Kington cita anche una fonte della difesa che sostiene l’assegnazione del quarto jet alla Marina: “Il Cavour deve già affrontare sfide durante il dispiegamento con gli AV-8, che dovrebbero terminare la loro vita operativa nel 2025″.
I primi due F35-B della Marina sono stati inviati negli Stati Uniti per partecipare all’addestramento presso la base aerea di Beaufort nella Carolina del Sud e torneranno in Italia alla fine del 2021, ha riferito la stessa fonte della difesa.
Nel frattempo, il Cavour avrebbe dovuto raggiungere la Naval Air Station Patuxent River, nel Maryland, negli Stati Uniti a novembre, per ottenere la certificazione per ospitare gli F35-B. L’inizio della pandemia ha rimandato l’attività alla primavera del prossimo anno, ha detto la fonte.
Oltre alla questione dell’assegnazione del quarto F-35B occorre ancora decidere, per motivi legati alla razionalizzazione delle spese logistiche, se avere una base unica per tutti gli F-35B o meno.
La scelta è dibattuta tra la base della Marina Militare di Grottaglie, in provincia di Taranto e la base dell’Aeronautica Militare di Amendola, in provincia di Foggia, dove ci sono peraltro gli F-35A già consegnati all’Aeronautica.
L’analista dello IAI Marrone ha affermato che se la Marina si aggiudicasse il prossimo F-35B, avrebbe un argomento più convincente per portare tutti i suoi jet di quinta generazione a Grottaglie. “Se dai la priorità alla consegna degli aerei per la Cavour, automaticamente dai la priorità a Grottaglie”, ha aggiunto Marrone.
“La Marina dispone di personale limitato, che continuerà a essere necessario per mantenere in vita operativa gli AV-8 a Grottaglie. Non può inviare altro personale alla base di Amendola per occuparsi degli F35-B ”, ha detto la fonte della difesa.
Anche le argomentazioni per basare tutti gli F-35B italiani ad Amendola per sfruttare l’infrastruttura F-35 dell’Aeronautica Militare sono convincenti.
“Amendola è la scelta logica poiché la base vanta un alto grado di capacità professionale sull’F-35″, ha detto il generale in pensione Leonardo Tricarico, ex capo dell’aeronautica militare italiana e ora presidente del “think tank” ICSA a Roma.
Un ulteriore punto di forza di Amendola è che il primo F35-B dell’Aeronautica non è volato negli Stati Uniti per l’addestramento dei piloti come previsto, ma ha trascorso mesi ad Amendola permettendo al personale dell’Aeronautica Militare di familiarizzare con il velivolo.
La ragione? Il Coronavirus. “L’F35-B doveva volare negli Stati Uniti a febbraio, ma ci è stato chiesto di ritardare l’invio a causa del virus, quindi è andato ad Amendola“, ha detto una fonte dell’Aeronautica italiana che ha aggiunto: “Da allora abbiamo dimostrato di essere in grado di poter ospitare e gestire anche la versione ” B “ ad Amendola.”
La stessa fonte dell’Aeronautica dice: “Avere la versione “A” già pienamente operativa ci ha permesso non solo di testare la “B” ma anche di testare una flotta mista”. A luglio, l’Aeronautica Militare ha operato con il jet in versione “B” nell’area dell’isola italiana di Pantelleria nel Mediterraneo partecipando ad una esercitazione per testare le sua capacità all’atterraggio in piste “di piccola lunghezza”. “Dopo la versione ‘A’ pienamente operativa, ora dobbiamo muoverci più velocemente con la ‘B'”, ha detto la fonte dell’Aeronautica.