Facebook dopo la magra figura dello scandalo di Cambridge Analytica si sta adoperando per far crescere la propria reputazione con servizi utili per la sicurezza. Ieri ha annunciato che si sta occupando anche di controterrorismo: avrebbe elaborato un algoritmo in grado di rintracciare e rimuovere dalla piattaforma contenuti di propaganda legata ai gruppi estremisti, in particolare Al-Qaeda e ISIS.
Secondo quanto riferito dal vice presidente per la gestione delle politiche globali, Monika Bickert, e dal capo della policy antiterrorismo, Brian Fishman, nel periodo compreso tra il gennaio e il marzo 2018, il social network avrebbe agito su 1,9 milioni di contenuti legati all’ISIS o ad Al-Qaeda, il doppio rispetto al trimestre precedente.
Al momento, i nuovi strumenti di rilevamento impiegherebbero un tempo medio di meno di un minuto per scoprire nuovi contenuti che supportano il terrorismo, dal momento in cui vengono messi online. In questo contesto, Bickert e Fishman hanno dichiarato: “I gruppi terroristici cercano sempre di aggirare i nostri sistemi, quindi dobbiamo migliorare ed aggiornaci con continuità. Impariamo da ogni errore, sperimentiamo nuovi metodi di rilevamento e lavoriamo per ampliare il raggio dei gruppi terroristici che monitoriamo”.
In un post, Bickert e Fishman hanno dichiarato che “agire significa rimuovere la maggior parte del contenuto e aggiungere un avvertimento a una piccola parte, che era stata condivisa per motivi informativi o di contro informazione”. In alcuni casi, interi profili, pagine o gruppi vengono chiusi per aver violato le politiche di Facebook, rendendo i loro contenuti non disponibili. In questo contesto, nel post si legge: “Abbiamo fatto passi importanti nel trovare e rimuovere la loro propaganda velocemente e su larga scala. Non ci illudiamo che il lavoro sia finito, anzi e’ solo all’inizio”.
In questo contesto, Bickert e Fishman hanno ribadito che l’obiettivo della società è quello di rimanere neutrale in merito all’ideologia e alle politiche e ciò significa che, per Facebook, la definizione di terrorismo si può applicare ugualmente all’estremismo religioso e al separatismo violento. In questo senso hanno dichiarato: “Riguarda il fatto che utilizzino la violenza per realizzare questi obiettivi”.
All’inizio dell’aprile 2018, anche Twitter aveva riferito di avere sospeso, dal 2015, più di 1 milione di account di “promozione del terrorismo” e di aver iniziato a lavorare per rendere la piattaforma “un posto indesiderato” per chi vuole esortare alla violenza. Tra il luglio e il dicembre 2017, Twitter aveva sospeso 274.460 account “per violazioni legate alla promozione del terrorismo”.
Come visto anche i social network stanno cambiando “pelle” è per mantenere la reputazione e la fidelity si stanno muovendo verso politiche sociali ad alto impatto emotivo, visto che per varie vicende iniziavano a perdere centinaia di migliaia di account.