(di Pasquale Preziosa – presidente Osservatorio Sicurezza – EURISPES) Complessivamente, il Costs of War Project ha stimato in 241mila le persone morte a causa della guerra in Afghanistan. Tra di loro, oltre 2.400 membri delle forze armate Usa e almeno 71mila civili, otre a 78.000 militari e poliziotti afghani e 84mila combattenti dei gruppi insorgenti.
Secondo l’UNICEF, 3 milioni e 700mila sono invece il numero di bambini in Afghanistan che non vanno a scuola, il 60% dei quali sono ragazze.
Numeri che, naturalmente, tralasciano le morti causate da malattie, denutrizione, blocco di accesso all’acqua e alle infrastrutture e da tutte le altre conseguenze indirette della guerra stessa.
E ora che le truppe della coalizione internazionale, dopo venti anni, si son ritirate dall’Afghanistan, i talebani riprendono il controllo su diversi territori, i diritti civili conquistati sono a rischio e il Paese è una polveriera. È la storia di un fallimento firmato in gran parte anche dall’Europa.
Che fine ha fatto quell’importante progetto della Difesa Europea? Perché è fondamentale istituire uno strumento di Difesa Europea? Quale forma potrà assumere?
Al riguardo, come detto in un intervista a Il Giornale, adesso o mai più serve un pilastro europeo della Difesa.
Perché serve un pilastro europeo della difesa?
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto più volte dichiarando la forte esigenza di dover dare protezione all’Europa con un proprio pilastro difensivo anche in prospettiva di un rafforzamento delle relazioni transatlantiche.
Le scelte statunitensi del primo dopoguerra furono fortemente influenzate dalla dottrina Monroe (isolazionismo USA). Lo squilibrio nell’ordine internazionale conseguente costituì la causa fondamentale del secondo conflitto mondiale.
Le difficoltà oggi, degli Stati Uniti di garantire l’ordine internazionale sono divenute insostenibile per un solo Paese, anche se tale Paese è la prima potenza mondiale.
Questo squilibrio potrebbe essere bilanciato dall’assunzione di responsabilità da parte dell’Europa, divenuta una delle prime potenze commerciali del mondo, ma non ancora player completo nell’arena internazionale. Se ciò avverrà, a livello mondiale potrà più facilmente svilupparsi in modo pacifico un ordine multipolare.
Quali sono gli scenari strategici che si possono prospettare?
Se quanto ipotizzato non dovesse concretarsi, ovvero rifiuto dell’Europa di assumere responsabilità corrispondenti alle sue potenzialità e un nuovo isolazionismo americano, questi potranno costituire i fattori di crisi più gravi nell’ordine internazionale. Qualora invece l’Europa dovesse assumersi le proprie responsabilità, gli USA avrebbero la possibilità di rilanciare il ruolo costruttivo (Roosevelt) svolto dopo al Seconda guerra mondiale e smarrito purtroppo, dopo qualche anno il crollo del Muro di Berlino.
Come si colloca la NATO in questi scenari?
Nel primo scenario ipotizzato, l’Alleanza NATO, artefice della Sicurezza europea negli ultimi settant’anni, andrebbe in forte crisi con effetti gravissimi sulla possibilità di evitare conflitti in Europa. Nel secondo scenario, la NATO potrà essere rafforzata sulla base di una equal partnership fra Stati Uniti e Europa. La solidarietà fra USA ed Europa sulla base di una equal partnership sarà in grado di rendere più agevole l’inserimento pacifico di nuove potenze nella governance del mondo rendendo obsolete le aspirazioni egemoniche. Ciò sottolinea che le scelte oggi possibili e necessarie sono in grado di determinare non solo il futuro della difesa dell’Europa ma la bilancia fra i rischi di guerra e le possibilità di pace a livello mondiale.
Quale forma potrà assumere la Difesa Europea?
È necessario studiare modelli attuativi che nel passato abbiano già dato risultati positivi. L’esperienza statunitense insegna che la difesa possa essere organizzata in modi differenti. Quella attuata negli USA ha visto il nascere di un modello duale delle Forze armate: le autorità centrali possedevano le forze di pronto intervento, mentre gli stati membri spettava l’organizzazione delle forze territoriali.
Le condizioni vigenti nell’Europa di oggi sono assimilabili a quelle degli USA ai primordi. La costituzione, attraverso la riorganizzazione delle forze europee della NATO, di un piccolo pilastro europeo della difesa all’interno della NATO (senza necessità di nuove forze), sarebbe il primo passo per la costruzione della difesa europea accompagnata dall’ampliamento delle strutture di comando e controllo presso Bruxelles. Lo spirito costruttivo dovrà essere quello suggerito da Monnet per la Cooperazione Rafforzata che ha consentito la creazione della CECA prima e dell’Unione europea poi.
O adesso o mai più!
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