Fallimento Italia e Ue: Di Maio vola in Libia mentre Turchia e Russia hanno già gli stivali sul terreno

L’Esercito nazionale libico di Khalifa Haftar, scrive l’Agi, avanza verso la capitale libica Tripoli e si avvicina a colpire al cuore il Governo di accordo nazionale, protetto dalle milizie di Misurata e riconosciuto dall’Onu. Le forze armate dell’uomo forte della Cirenaica, che nelle ultime ore di intense battaglie hanno perso almeno sei combattenti -secondo Tripoli tra loro ci sono anche mercenari russi del gruppo Wagner – sono riusciti ad abbattere anche un drone turco. (settimane fa riuscirono a buttare giù un drone italiano e uno americano).

Tripoli, con la sua operazione “Vulcano d’ira” ha risposto con una pioggia di colpi d’artiglieria. Lo scontro si fa più acceso anche sul piano diplomatico: l’Egitto – per voce del presidente del Parlamento del Cairo, Ali Abdel Aal, – ha rotto i suoi rapporti con Fayez al Serraj, il premier di Tripoli, e ha riconosciuto il Parlamento di Tobruk come “unico rappresentante legale del popolo libico”.

Mentre il presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh, incontrava il suo omologo egiziano a Sharm el Sheikh, il premier di Tripoli, al Serraj, era invece impegnato a Doha, in Qatar, in un incontro con il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, per perfezionare l’intesa sul Mediterraneo. E nell’occasione Doha ha rinnovato tutto il suo sostegno a Tripoli, contro Haftar. E Ankara ha fatto sapere di non aver ricevuto richieste di invio delle truppe sul terreno libico. 

Tuttavia la presenza militare turca nella battaglia di Tripoli è stata confermata anche oggi con l’abbattimento di un drone turco. Il velivolo, un Uas Bayratkar, sorvolava la zona di Ain Zara. Proprio qui, nella periferia meridionale della capitale, a una decina di chilometri dal centro, si sta combattendo la battaglia dell’ora zero annunciata giovedì dal generale Haftar. Le sue truppe hanno lanciato un’azione coordinata attraverso le assi di Ain Zara e Wadi Rabie e hanno raggiunto i dintorni della moschea Al Tugara, vicino al vecchio aeroporto internazionale, una posizione strategica per la difesa e la conquista di Tripoli.

Le fonti di Tripoli, non confermate, affermano che tra le sei vittime dell’Esercito di Haftar ci siano anche “mercenari di nazionalità russa“. In Europa la diplomazia lavora incessantemente in vista della Conferenza di Berlino con l’obiettivo di raggiungere un cessate il fuoco. Durante il Consiglio europeo di giovedì, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha insistito sul punto con il presidente francese, Emmanuel Macron, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel. In giornata si era diffusa la notizia, smentita da fonti della Farnesina, che il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, avrebbe visitato Tripoli martedì per incontrare gli esponenti del Governo di accordo nazionale.

Il ministro degli Esteri Luigi di Maio, scrive e conferma la Stampa, sarà  a Tripoli per una serie di consultazioni con il Governo di accordo nazionale nel tentativo di dare una prima attuazione agli intenti emersi nel corso della trilaterale di Bruxelles.

La Farnesina continua ad  affermare che nessun impegno è stato calendarizzato. Alcune fonti fanno trapelare che nella missione del ministro possa rientrare una tappa a Bengasi. In tutto il dossier libico, comunque, si è registrato un forte immobilismo italiano di cui non si riesce davvero a capire la “ratio”.  Il Governo italiano è rimasto in silenzio anche quando è stato abbattuto un Predator della nostra Aeronautica, che volava sui cieli libici. Il premier Conte, per evitare, di finire sui carboni ardenti ha deciso di prendere l’iniziativa a Bruxelles invocando l’unità evidenziando il rischio di trovarci in una nuova Somalia.

Tutto rimandato, quindi,  a dopo  la Conferenza di pace di Berlino di metà gennaio da cui scaturirà  un vertice in Libia per fissare  sul terreno la presenza dell’Ue e frenare gli appetiti di Turchia e Russia. In nome di una soluzione che, Conte non si stanca di ripeterlo, può essere solo «politica». Anche se in molti pensano che la presa di Tripoli sia questione di giorni e gennaio 2020 potrebbe essere un momento troppo lontano per poter poi negoziare, ovvero imporre una pace duratura.

Il ritardo del nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio ma anche dell’Unione Europea è evidente persino a quei libici che riponevano le loro speranza di pacificazione nell’Italia e negli altri attori comunitari. “Si registra, difatti,  un forte scetticismo, sottolineano fonti vicine al Gna. “Dall’inizio della guerra, entrata nel nono mese, il Consiglio presidenziale attendeva dai Paesi amici, in primis dall’Italia, un supporto forte non solo dal punto di vista diplomatico. I due governi Conte hanno optato per un vago equilibrismo tra Sarraj e Haftar che qui non è piaciuto affatto“.

Tripoli ha quindi deciso di affidarsi quasi totalmente alla Turchia, siglando un accordo sulla delimitazione dei confini marittimi nel Mediterraneo orientale, che l’Ue ritiene «violi i diritti sovrani dei Paesi terzi». C’è di più perché Recep Tayyip Erdogan, assai interessato a gas e petrolio libici, oltre a mettere a disposizione droni, blindati, equipaggiamenti e addestratori (già presenti sul terreno) «è pronta a inviare cinquemila militari» per dare supporto alle forze governative. 

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