Il provvedimento dopo la battaglia dei genitori di una bambina allergica e del loro avvocato
(Giovanni D’AGATA) Certi diritti e servizi si danno per scontati, ma poi quando capitano i drammi si scopre che non sempre è così. Una tra le questioni che pensavamo fossero “normali”, ossia la somministrazione regolamentata di farmaci ai bambini durante l’orario scolastico, in realtà, in alcune regioni, almeno fino a ieri, era una chimera, con la conseguenza che sinora è stata una fortuna che non si siano registrate conseguenze negative sui giovani studenti che avevano bisogno di medicinali a scuola.
Solo fino a qualche giorno fa, in ogni scuola della Puglia, infatti, somministrare farmaci ai minori era qualcosa al limite della praticabilità per l’assenza di linee guida. È servita la lunga battaglia condotta da una famiglia di Polignano per la propria bambina e del loro avvocato, Giuseppe De Filippis, a convincere Regione e Provveditorato a siglare una soluzione condivisa per mettere una toppa a questa carenza.
«Insieme alla famiglia della piccola affetta da una grave problematica, abbiamo combattuto, e dopo 2 anni, vinto una lunga battaglia di civiltà tesa alla tutela del diritto alla salute e del diritto allo studio – ha spiegato l’avvocato polignanese intervistato dal giornale locale polignanese “Fax” – diritti costituzionalmente garantiti anche a tutti quei soggetti che necessitano della somministrazione di farmaci in orario scolastico. Finalmente, nei giorni scorsi presso la Regione Puglia, è stato sottoscritto il Protocollo Regionale di Somministrazione Farmaci in orario Scolastico, che reca le relative linee guida».
In pratica, si è dovuti giungere a fine del 2018 perché la Regione Puglia ascoltasse finalmente il grido d’allarme di una famiglia che non si è arresa di fronte alla burocrazia e all’inerzia amministrativa e si rendesse conto che diritto allo studio ed alla salute non possono essere negati ai minori (e nemmeno ai maggiorenni) durante l’orario di lezione. «La Puglia, invero, era una delle poche Regioni in Italia che non aveva ancora adottato alcun protocollo al riguardo – continua a spiegare il legale – In particolare il citato protocollo ha attribuito ai Dirigenti Scolastici una funzione organizzativa, tesa ad individuare il personale resosi disponibile alla somministrazione di farmaci agli alunni in orario scolastico, ai Direttori di Distretto è stata demandata la funzione di organizzazione, in raccordo con i Dirigenti medici, degli eventi formativi ed informativi del personale scolastico e gestione delle criticità o situazioni transitorie; al personale scolastico resosi disponibile alla somministrazione della terapia farmacologica in ambito scolastico, destinatario della formazione – informazione da parte della Asl, è demandata una funzione di raccordo con i genitori – tutori e il Dirigente Scolastico; ai medici una funzione di individuazione specifica della terapia farmacologica somministrabile in orario scolastico, con relative modalità di assunzione e conservazione dei farmaci.
Si tratta, dunque, di un protocollo di eccezionale importanza considerato che, l’aver finalmente stabilito “chi deve fare cosa” nell’ipotesi in cui durante l’orario scolastico fosse necessario somministrare dei farmaci può costituire, come nel caso della bambina di cui stiamo parlando (affetta da una gravissima forma di allergia al latte, uova e alle relative proteine che se ingerite le provocano grave “shock anafilattico con conseguente rischio di vita qualora non le venga immediatamente somministrato il relativo farmaco salvavita) la differenza fra la vita e la morte».
E l’avvocato De Filippis non se le manda certo a dire nel momento in cui afferma nell’intervista sul quotidiano locale: «Mi corre l’obbligo di ringraziare tutte le Istituzioni che comunque hanno reso possibile la sottoscrizione del citato protocollo, non potendo però esimermi da una considerazione finale. Nonostante le cronache nazionali riportino molto spesso notizie di decessi dovute alle allergie, anche avvenuti durante l’orario scolastico, sono stati necessari due anni per addivenire alla sottoscrizione del protocollo. Se fosse accaduto qualcosa di simile nelle nostre scuole, su chi sarebbe ricaduta la relativa responsabilità? Per questo motivo, insieme alla famiglia della bambina, consapevoli di aver vinto una battaglia importante ma non certo definitiva, verificheremo quotidianamente la concreta attuazione del sottoscritto protocollo perché, preme ricordarlo, di allergia si può morire». Insomma, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, una buona notizia per tutti i bambini, le loro famiglie e gli operatori scolastici che potranno essere guidati da linee d’intervento certe e concordate, ma anche un motivo in più per ricordare che diritto alla salute e diritto all’istruzione possono essere tutelati e applicati vicendevolmente.