(di John Blackeye) Fidarsi di un Governo che nei primi due mesi della pandemia ha rassicurato la nazione che non c’era bisogno di mascherine, rimane molto difficile. Un popolo che guarda disorientato ai movimenti insicuri di politici, esperti e grandi manager che sbucano dal nulla, ha bisogno di iniziative certe che mettano al primo posto la salute e non le grandi aziende.
Tra i grandi manager poi spuntano nomi sconosciuti che da un giorno all’altro sono posti sul podio degli eroi con incarichi di vertice di Team che dovrebbero risolvere il problema nazionale. Ma una volta non erano gli italiani a scegliere chi doveva fare cosa?
Siamo giunti in una fase storica della politica italiana in cui chi è al Governo decide cosa è buono e cosa non è buono per il Popolo Sovrano.
Non era così una volta e non è questo il sistema di democrazia nazionale in cui la Costituzione prevede che sia il Popolo ad eleggere i propri rappresentanti, dando a questi il mandato di eseguire la volontà popolare.
In questa grande confusione in cui dai primi giorni della pandemia, il Governo ha posto sempre l’economia davanti alla salute mentre si cominciava a fare i conti con centinaia di morti che oggi sembrano essere diventati soltanto dei numeri che incrementano le statistiche internazionali è necessario guardare ai sessanta milioni di italiani.
Già dalle prime settimane, in cui non era nemmeno chiaro il quadro catastrofico della situazione, la compagine di Governo aveva capito che si poteva cogliere l’occasione per raccogliere fondi dall’Unione Europea e ascoltano le voci del mondo della finanza e dell’economia, preferiva queste ultime al grido di aiuto di migliaia di italiani condannati a morte da un virus letale. Non preoccupava la letalità del virus ma i suoi effetti sull’economia.
Peccato che il popolo italiano avrebbe preferito sentir parlare principalmente di prevenzione, di cure, di protezione e di ristabilimento della sanità nazionale ma qui, aprendo i giornali ed ascoltando la TV, anche in questi giorni, non si fa altro che sentir parlare di miliardi di euro che, ad oggi, sono rimasti scritti sui taccuini e nei calcoli alchimistici di qualche esperto di settore.
La percezione generale è che il Governo stia per decidere la riapertura delle attività mentre l’Italia si trova in piena pandemia.
I tempi della pandemia, peraltro di una portata planetaria mai vista, non la possono decidere i Capi di Governo, gli economisti e i maghi della finanza che vogliono ritornare a giocare al più presto ai ricchi e poveri.
I tempi della pandemia li decide la natura. Se a distanza di quasi due mesi dall’inizio delle restrizioni i risultati sono ancora deludenti. Se, cioè, si è capito che il rallentamento di un virus altamente contagioso e letale lo si può ottenere soltanto in tempi più lunghi, beh, il Governo non può decidere di mandare tutti i sacrifici degli italiani in malora e aprire produzione e trasporti perché i risultati raccolti non sono stati quelli voluti.
I telegiornali ce la stanno mettendo tutta a tirare fuori qualcosa di “positivo” dai dati catastrofici di una pandemia che conta ancora più di cinquecento morti al giorno e quasi quattromila nuovi contagiati ma non c’è proprio nulla nei dati statistici nazionali che lasci intendere che ci siamo messi la pandemia alle spalle.
La percezione, infatti, è che il Governo stia per decidere di far ripartire l’economia rimettendo in moto, sostanzialmente, le attività commerciali.
La percezione è che si stia andando in una direzione in cui, a fronte della impotenza della scienza, si sia deciso di sacrificare la vita degli italiani, rimettendo in piedi quel sistema di scambio, di commercio, di contatti e di relazioni che ci hanno portati nella situazione attuale, generando i casi di Codogno e Bergamo.
Si, la percezione è che il Governo stia per dire agli italiani, “Carissimi, noi ci abbiamo provato, non ci siamo riusciti, e con una riapertura a fasi, abbiamo deciso che di fronte all’impossibilità di debellare il virus dobbiamo fare gli interessi della finanza e dell’economia, immunizzatevi da soli”. È chiaro che l’immunità di gregge comporterà il suo carico di morte ma magari qualcuno penserà che rimarranno solo quelli sani, non c’era forze un proverbio che recitava: “Pochi ma buoni?”
Forse è arrivato il momento di ristabilire gli equilibri di democrazia che un sistema mediatico politico sta trasformando, negli ultimi decenni, in un sistema democratico che usa mezzi coercitivi. Il Governo non può decidere sulla vita degli italiani ma ha l’obbligo di tutelarla.
Ma di fronte al rischio che la politica e l’economia impongano decisioni contrarie alla volontà popolare, è forse giunto il momento che sulla salute degli italiani decidano gli italiani. Siano studiate iniziative adeguate ad interpellare la volontà popolare e chiedere alla nazione se si vuole riaprire o se si vuole prioritariamente continuare a combattere il virus come si sta facendo.
ONG, ONLUS e società varie, sono sempre pronti a raccogliere fondi con un SMS di fronte ad ogni tipo di calamità. Bene, con un SMS i cittadini siano interpellati a cura dei Comuni di residenza e i dati siano passati al Viminale. Vediamo cosa vogliono davvero l’italiani perché di burocrati, esperti e grandi manager che spuntano dal nulla, gli italiani non si fidano.