L’ Ad di Fincantieri, Giuseppe Bono, in audizione presso la Commissione Industria del Senato ha parlato della recente alleanza strategica con la Francia. Alleanza che ha sollevato non pochi malumori tra gli addetti ai lavori e tra l’opinione pubblica.
Un “accordo per la crescita”, senza sovrapposizioni”, non certo “per una ristrutturazione” ma “per entrare in questa nuova dimensione dalla porta principale. Diremo la nostra in tutto il mondo, con i francesi metteremo su un gruppo che sara’ il primo mondiale”, oggi il controllo è italiano grazie ad un 1% in prestito dallo Stato francese: “Poi dicono che gli italiani sono Bizantini, ma anche i francesi”, commenta Bono: “E’ un prestito di dodici anni, ma intanto dobbiamo fare un accordo globale e quindi poi sparirà”. Intanto “la nostra resistenza” prima del nuovo accordo italo-francese che porterà a definire un nuovo piano per l’integrazione con Naval Group “entro giugno” (“Speriamo poi di concludere tutta l’operazione entro il 2018”, dice Bono), “ha portato i francesi a mettere sul piatto il militare accanto al civile”. E sulla messa a punto della struttura finale l’Ad di Fincantieri dice: “Ci difenderemo bene. Ci difenderemo sulle ripartizioni a livello più operativo, su come indirizzare le politiche”. Per la governance paritetica del futuro gruppo italo-francese l’A.d di Fincantieri vede bene il modello Stm: “E’ un meccanismo che funziona”. La partecipazione sarà paritetica ma “non vuol dire sul 100%”, aggiunge: “Il resto va sul mercato”.