Il nuovo accordo sostituisce una procedura vecchia mai digerita dal principe ereditario saudita, Mohammed Bin Salman, il quale ricopre anche il ruolo di ministro della Difesa del Paese. In base a quanto hanno riferito alcune fonti vicine a Bin Salman, quest’ultimo intende prendere le distanze dalle procedure commerciali precedenti. Il principe ereditario è arrivato a Parigi in data odierna, e ha in programma una visita di tre giorni nella capitale francese. Un funzionario ha affermato che in coordinazione con le autorità saudite, la Francia ha progettato una nuova strategia relativa all’esportazione delle armi, esportazione che, fino ad ora, era gestita da ODAS, ossia la compagnia privata, costituita nel 2008 in sostituzione della precedente SOFRESA, che attualmente si occupa degli interessi della Francia in Arabia Saudita. Il funzionario ha spiegato che la gestione del commercio di armi bilaterale sarà d’ora in avanti amministrata dal nuovo accordo intergovernativo tra Parigi e Riad, e che la compagnia ODAS si limiterà a fornire i servizi necessari ad estinguere il contratto attualmente esistente.
La Francia, che rappresenta il terzo massimo esportatore di armi a livello mondiale, considera l’Arabia Saudita uno dei suoi principali compratori, e le maggiori aziende di difesa francesi – quali Dassault e Thales – hanno stipulato importanti contratti con il Paese arabo. Negli ultimi anni, Riad ha inoltre acquistato carri armati francesi, veicoli corazzati, munizioni, artiglieria e imbarcazioni della marina. Nel 2016, sono state altresì approvate dall’Arabia Saudita alcune licenze del potenziale valore di 18 miliardi di euro, con singole transazioni del valore di circa 2 miliardi di euro l’una.
La visita in Francia del principe ereditario saudita giunge in un momento di crescenti pressioni esercitate sul presidente Macron tanto dai legislatori francesi quanto dalle organizzazioni umanitarie internazionali, che condannano la vendita di armi alla coalizione araba a guida saudita, la quale è impegnata a combattere contro i ribelli Houthi, sostenuti a loro volta dall’Iran, nello Yemen. I primi giorni del mese di aprile, è stata inviata una lettera di carattere privato al presidente francese da parte di 12 organizzazioni non governative internazionali. Il messaggio esortava il diplomatico a una duplice azione: da una parte, a sospendere il commercio di armi francesi con l’Arabia Saudita, dall’altra a fare appello al principe ereditario, affinché egli sospenda l’embargo in atto nei confronti dei porti yemeniti. Un funzionario saudita ha affermato che il suo Paese continuerà ad acquistare equipaggiamento bellico, in particolare per potenziare la propria marina militare, nonostante le critiche pubbliche e internazionali.
Venerdì 6 aprile, il quotidiano d’informazione francese Les Echos ha riportato la notizia che potrebbe essere in fase di definizione un accordo inerente all’acquisto di pattugliatori della marina dalla compagnia CMN, mentre Le Telegramme ha reso noto che sarebbe in ballo anche un accordo per cannoni di artiglieria Caesar della compagnia Nexter. Né l’una né l’altra azienda hanno commentato le notizie trapelate dai media, e l’Eliseo ha genericamente minimizzato le voci circa tali possibili contratti.
Peccato che in Italia si rimane in stallo, in attesa di un nuovo Governo, con la speranza che poi sostenga l’industria militare nazionale ad essere aggressiva come quella transalpina.