Fumata nera al primo incontro per decidere sui big jobs europei

di Emanuela Ricci

Nonostante non fosse prevista una decisione formale, ci si aspettava almeno un’intesa preliminare, dato che la lista dei candidati per i ruoli chiave era considerata solida. “Abbiamo una direzione giusta ma in questo momento non c’è accordo“, ha dichiarato il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel al termine della cena dei capi di stato e di governo. “È nostro dovere concludere entro la fine del mese“, ha rassicurato.

Il piano prevede Ursula von der Leyen confermata alla Commissione Europea, forte del successo elettorale del PPE, il socialista portoghese Antonio Costa al Consiglio, la liberale estone Kaja Kallas agli Affari Esteri dell’UE e la conferma di Roberta Metsola al Parlamento Europeo. I Popolari, poco prima dell’inizio del vertice informale, hanno chiesto di cambiare il colore politico del ruolo al Consiglio a metà mandato, come avviene per l’Eurocamera. Questa mossa potrebbe complicare le trattative, ma rientra nella logica delle negoziazioni sull’intero esecutivo, incluse le vicepresidenze.

“Non è mio compito convincere Meloni, abbiamo già una maggioranza con PPE, liberali, socialisti e altri piccoli gruppi, e credo sia sufficiente”, aveva affermato il premier polacco Donald Tusk.

È chiaro che in Parlamento non deve esserci alcun sostegno per il presidente della Commissione che si basi su partiti di destra e populisti di destra”, ha dichiarato il cancelliere tedesco Olaf Scholz, sottolineando che le elezioni europee “hanno prodotto una maggioranza stabile” delle stesse forze politiche che hanno collaborato finora in Parlamento. “Viviamo in tempi difficili ed è importante sapere presto cosa succederà in Europa“, ha aggiunto. Tutti i calcoli che tengono in piedi l’attuale maggioranza tengono conto di voti, profili e aree geografiche. Se si modifica uno degli elementi, il risultato cambia notevolmente. La danese Mette Frederiksen, indicata come possibile presidente del Consiglio Europeo, si è ritirata in autonomia, dichiarando Costa un ottimo collega della famiglia socialista.

Certamente vi è qualche distinguo. Il presidente slovacco, Peter Pellegrini, che ha preso il posto del primo ministro Robert Fico, dopo un tentato omicidio, ha esortato “a stare molto attenti a chi rappresenterà l’Unione Europea e la Commissione a livello internazionale, per non creare ulteriori tensioni”. Il riferimento è a Kaja Kallas, notoriamente acerrima nemica di Mosca.

Il premier italiano Giorgia Meloni prima della cena con i ventisette ha incontrato l’ungherese Viktor Orban. “Non vedo voci” in seno al Consiglio “che possano mettere in discussione il nome di von der Leyen“, ha affermato il primo ministro croato Andrej Plenkovic al termine del vertice, parlando di “un dibattito positivo” tra i capi di Stato e governo. Orban, inoltre, ha criticato l’alleanza del PPE con socialisti e liberali: “Invece di ascoltare gli elettori, hanno fatto un accordo e si sono divisi i posti di comando dell’UE”.

Certo è che il prossimo Commisario Ue deve comunque garantirsi un notevole pacchetto di voti a suo favore per poter governare in tutta tranquillità, anche alla luce della delicata situazione internazionale che vede a fine anno un altro importante appuntamento elettorale in America il cui esito potrebbe davvero condizionare il nostro futuro anche in maniera più cruenta con l’escalation del conflitto russo-ucraino.

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