Fumata nera per l’Eurogruppo, i paesi in disaccordo su tutto

Mentre in Italia si inizia a pensare a misure per un probabile allentamento delle limitazioni di movimento, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen ieri voleva far approvare “linee guida” generali per l’uscita dei vari Paesi dal lockdown. Linee guida non condivise con gli altri Paesi, specialmente con l’Italia, dove il virus ha mietuto più vittime.

Un annuncio, quello della von der Leyen che ha costretto il premier  Giuseppe Conte a telefonarle per soprassedere: “non è il momento”. A seguire anche Parigi e di Madrid hanno confermato la linea italiana. Al di là del piccolo incidente, quello che tiene i governi in fibrillazione sono le decisioni che deve prendere l’Eurogruppo sulle misure finanziarie da applicare per aiutare l’economia Ue dopo l’emergenza Covid-19. La riunione è iniziata ieri sera in ritardo per via degli incontri riservati tra i vari rappresentanti dei Paesi comunitari.

Le prime tensioni si sono registrate, in mattinata, già tra i ministri delle Finanze dei vari Paesi Ue. Il Commissario Paolo Gentiloni, nel corso della giornata, ha espresso il suo parere  favorevole ad unRecovery Plan“, finanziato da risorse comuni. I due fronti, paesi del Nord (Germania, Austria, Olanda e Finlandia) e del Sud (Italia, Francia, Spagna e Portogallo) hanno mostrato di essere  ancora in forte contrapposizione, alla luce delle proposte, considerate  irricevibili da una parte e dall’altra.

L’Eurogruppo in tarda serata ha fatto uscire una prima bozza di documento con l’opzione preferita dalla presidente tedesca della Commissione: un  “Recovery Plan” legato al bilancio Ue, ossia ai fondi europei esistenti, nella speranza che aumentino nei prossimi sette anni.

Con questa soluzione però sono davvero poche le risorse previste per contrastare l’emergenza economica da Covid-19, perché è prevista una forte contrazione dei Pil europei.

Dubbi ci sono anche sul piano “Sure”, il piano di sostegno del lavoro che per l’Italia equivale a un prestito in grado di coprire poco più di quattro settimane di cassa integrazione. (Ogni Governo può attingere nella misura di solo venti dei cento miliardi del fondo, ma deve offrire garanzie per cinque miliardi).

In merito alle garanzie di 200 miliardi della  Bei (Banca europea degli investimenti), coprono a stento e in parte il credito di tutte le imprese europee.

Germania e Olanda puntano molto sui prestiti dal fondo salva Stati (Mes) per un ammontare fisso del 2 per cento del Pil, con bassa condizionalità di rientro e controllo. (L’Italia potrebbe usufruire di circa 36 miliardi di euro, lontano dalle reali esigenze nazionali).

Un netto “no” al Recovery Plan con fondi comuni è venuto da Wopke Hoekstra, il primo ministro dell’Aia.

L’Olanda insieme con Germania e Austria confermano  l’utilizzo del Mes light, con interventi di garanzia della Bce e della Bei.

La riunione dell’Eurogruppo, viste le posizioni, è stata rinviata a domani.

 

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