Giuseppe Conte venerdì parteciperà al G7 in Canada. La prima uscita ufficiale del neo presidente del consiglio dove incontrerà i leader mondiali per discutere i dossier caldi tipo la questione dei dazi Usa e l’accordo sul nucleare dell’Iran. Nel corso dei lavori Giuseppe Conte effettuerà diversi incontri bilaterali con Angela Merkel e Donald Trump, Emmanuel Macron, Angela May e Justin Trudeau.
Giuseppe Conte incontrerà, subito, il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker. E con i colleghi europei avrà modo di aprire la discussione in vista del Consiglio “sul futuro dell’Ue” di fine giugno: all’ordine del giorno temi cruciali come l’immigrazione, solo di ieri il “no” del nuovo governo alla proposta di revisione del regolamento di Dublino.
Conte, oggi, di fronte alla stampa che lo ha incalzato sull’importante summit ha spiegato: il G7 sarà “la prima occasione per farmi portavoce degli interessi dei cittadini italiani” e “la prima posizione dell’Italia sarà farsi conoscere, la seconda farsi rispettare”. Sulla scena internazionale Conte si presenta con l’etichetta di presidente del Consiglio di un governo euro-scettico e “populista”. Ma anche con alcuni punti fermi, scanditi nel discorso per la fiducia: nessun obiettivo di uscire dall’Euro, la “convinta appartenenza” alla Nato, l’alleanza “privilegiata” con gli Stati Uniti e una “apertura” alla Russia, con la proposta di “revisione del sistema delle sanzioni”. Sui singoli dossier il premier italiano non ha però ancora avuto modo di pronunciarsi. Come si esprimerà sui dazi Usa sull’acciaio e l’alluminio? L’Italia finora si è schierata con fermezza con l’Ue per il no al protezionismo, sulla base della convinzione che danneggi economie tipo quella italiana. Anche la Merkel alla vigilia afferma: “Non credo che ci sarà un problema drammatico al G7 nella posizione europea, anche se per la prima volta c’è Conte”. Sui dazi, come sul clima, dopo lo stop di Trump all’accordo di Parigi, è molto difficile che i sette grandi riescano a raggiungere una posizione comune. Gli Usa restano lontani anni luce da Francia, Germania, Inghilterra, Giappone, Canada e, sulla carta, Italia. Mentre sui temi che Justin Trudeau ha posto al centro della presidenza canadese, dal futuro del lavoro, alla parità di genere, alla salvaguardia degli oceani, ci si attende una linea molto più omogenea. Al tavolo si incontrano, notano fonti diplomatiche, leader quasi tutti eletti con forze politiche che hanno posto al centro una crescita inclusiva e la volontà di rispondere alle diseguaglianze create dalla globalizzazione.