Non c’è alcuna sospensione degli sgomberi, nè un via libera alle occupazioni degli immobili. Lo precisa il capo della Polizia, Franco Gabrielli, in una intervista al Corriere della Sera. Il problema non e’ evitare gli sgomberi bensì le occupazioni; impedire che si realizzino e si consolidino nel tempo. E per fare questo sono necessari interventi e politiche sociali che non riguardano le forze di polizia. Noi siamo chiamati a intervenire quando l’emergenza è già in atto e spesso per eseguire ordini impartiti da altri, come nel caso del palazzo di via Curtatone a Roma. Prima di procedere con la forza pubblica bisogna affrontare le situazioni di criticità e fragilità sociale offrendo opportunità alternative a chi ne ha diritto, e questo è un compito che spetta principalmente agli enti locali. Si tratta di un percorso collettivo, nel quale ciascuna amministrazione deve assumersi le proprie responsabilità; noi siamo pronti a fare la nostra parte, e se alla fine restano da rimuovere situazioni di illegalità, noi continueremo a fare la nostra parte. Sto dicendo – sottolinea – che quando un’emergenza arriva sul tavolo del questore è già tardi, perchè significa che l’uso della forza è quasi inevitabile. Le amministrazioni locali, e dunque la politica, non possono delegare tutto alle forze di polizia, perchè certi problemi, prima che di ordine pubblico, sono problemi sociali, che non si possono scaricare sulle forze dell’ordine, facendole diventare oggetto di strumentalizzazione e scontro tra chi solidarizza con loro e chi le attacca”. “Grave – dice anche il capo della Polizia – la frase pronunciata dal funzionario sulle braccia spezzate. Sarà impiegato altrove, ma non va crocifisso. Sul ministro dell’Interno Minniti, che ha parlato di timore per la tenuta democratica del Paese di fronte all’ultima ondata migratoria, Gabrielli osserva: Quel timore è stato reale e io l’ho vissuto in diretta. Di fronte a un fenomeno che sta diventando strutturale ci possono essere reazioni difficili da gestire. Anche per questo mi auguro che i temi della sicurezza, sempre più spesso legati al problema dell’immigrazione, non diventino argomenti da campagna elettorale per alimentare le divisioni”. Sul rischio attentati Gabrielli aggiunge: “E’ vero che l’area dei Paesi colpiti si è ulteriormente allargata e l’Italia è rimasta uno dei pochi ancora immuni: ciò potrebbe renderci in qualche modo un bersaglio ancora più appetibile. Da questo punto di vista il rischio potrebbe aumentare, anche perchè restiamo un Paese di grandissima carica simbolica.
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